Il governo è in dirittura d’arrivo, liti nel centrodestra permettendo. E difficilmente nell’elenco dei ministri – almeno stando alle indiscrezioni circolate fino ad oggi – compariranno bresciani.
Ma un bresciano acquisito, almeno stando ai rumors, avrebbe buone possibilità di farcela: parliamo di Giordano Bruno Guerri, scrittore e intellettuale “di destra” innamorato di D’Annunzio e attuale presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, che negli ultimi anni ha contribuito a rilanciare sotto ogni punto di vista. Potrebbe essere lui il prossimo ministro della Cultura del governo Meloni.
C’è un altro bresciano (stavolta Doc), poi, che potrebbe rientrare in corsa per un ministero molto importante. E’ Ettore Prandini, attuale presidente nazionale di Coldiretti e figlio dell’ex ministro Gianni. Stando a quanto riportato dai media nazionali, infatti, Meloni avrebbe più volte proposto al bresciano di occuparsi dell’Agricoltura. Lui avrebbe sempre rifiutato. Ed ora la premier si starebbe orientando su Roberto Berutti, dipendente della Regione Piemonte attualmente nello staff del commissario europeo all’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski. Al suo nome Salvini oppone quello di Gian Marco Centinaio, già ministro delle Politiche Agricole e alimentari nel governo Conte I ed sottosegretario uscente all’Agricoltura nel governo Draghi. Un braccio di ferro dall’esito incerto: difficile che Prandini si convinca, ma il suo nome certamente renderebbe più difficile alla Lega dire no.
Mentre per il ministero dell’Interno appare quasi certa la nomina di Matteo Piantedosi, che bresciano non è, ma ben conosce la Leonessa essendone stato prefetto (e commissario della Mille Miglia) prima della promozione a Roma.
C’è poi la partita dei sottosegretari, dove potrebbero rientrare in gioco molti bresciani. Ma prima vanno occupate le caselle più importanti.
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