Guccini, il vino bianco e le repubbliche marinare | 🍷🥂 BARBERA & CHAMPAGNE/38

Ho pensato di stilare un elenco di vini bianchi per stimolare la vostra curiosità di assaggio. Con l’invidia del maestro Guccini, potrete arrivare serenamente al traguardo degli ottant’anni sapendo di aver assaggiato vini bianchi inconsueti e degni di essere ricordati...

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Vino, foto generica da Pixabay

di Stefano Bergomi* ([email protected]) – In una vecchia intervista rilasciata in occasione del suo compleanno il cantautore emiliano Francesco Guccini ha dichiarato di aver dovuto attendere gli ottant’anni per riuscire ad apprezzare il vino bianco.

Inaspettatamente però non si è professato “rossista”, ma amante del rosè, con una immancabile bottiglia in camerino prima di ogni concerto.

Pensandoci, sono molte le persone che in Italia relegano il vino bianco ad un ruolo subalterno, riconoscendo la leadership nazionale a prestigiosi rossi delle zone più vocate. Dal barolo, al brunello, passando per l’amarone, il minimo comune denominatore è rappresentato oltre che dal colore rosso, anche dalla nomea di assoluta qualità del prodotto riconosciuta a livello internazionale.

Pur ammettendo per il nostro Belpaese una tradizionalità vinicola “in rosso”, è innegabile in questi ultimi anni un’evoluzione della produzione “in bianco”, con vini in grado di conquistare critica e pubblico, spesso grazie ad interpretazioni originali di vitigni autoctoni, riuscendo a gareggiare alla pari con i riferimenti mondiali del genere, in primis con gli odiati cugini francesi.

Ho pensato di stilare un elenco di vini bianchi per stimolare la vostra curiosità di assaggio. Con l’invidia del maestro Guccini, potrete arrivare serenamente al traguardo degli ottant’anni sapendo di aver assaggiato vini bianchi inconsueti e degni di essere ricordati.

Nota a margine. Data la vastità di vini bianchi italiani, ho ristretto il campo di selezione soltanto a quelli frutto di viti allevate “vista mare”. Un omaggio all’estate appena conclusa, di cui sento già la nostalgia. Data la lunghezza delle coste italiane, ben 8.300 km, ho puntato l’attenzione su specifici punti geografici circoscritti. Mi sono quindi affidato alla storia e in particolare alle repubbliche marinare, che a partire dall’undicesimo secolo prosperarono economicamente e politicamente grazie al commercio marittimo. Con l’auspicio che il loro passato di successo possa fungere da viatico per l’affermazione, anche all’estero, dei vini che oggi si producono in quelle zone.

Genova à Liguria à Colli di Luni

Non lontano da Genova, sui ripidi pendii terrazzati di Levante, si coltiva il vermentino. Il comune di Luni rappresenta un’enclave particolarmente vocata per questo vitigno, a regalare un vino fatto di vento e mare, assolutamente originale e in grado di differenziarsi dal vermentino prodotto in Gallura o nella vicina Toscana.

Colli di Luni Vermentino Etichetta Nera – Cantina Lunae Bosoni

Prodotto per la prima volta nel 1992, dopo un lungo periodo di ricerca e selezione, costituisce un fedele testimone delle potenzialità del vermentino coltivato in Liguria, poliedricamente fresco e armonioso, ma anche persistente e profondo. La vinificazione e l’affinamento in solo acciaio permettono di cogliere appieno l’essenza varietale del vitigno. Alla vista si presenta paglierino con alcuni riflessi dorati, mentre al naso apre con sentori erbacei di fiori di campo ed erbe aromatiche, per poi arrivare alla frutta a pasta gialla, albicocca e pesca, fino a giungere a sentori mielati. In bocca si avverte da subito la verticalità, in sottile equilibrio tra sapidità marina e un corpo rotondo. Persistente, di buona alcolicità, con un finale di frutta matura.

Amalfi à Campania à Costa d’Amalfi Furore

A Furore, incantevole luogo nella costiera amalfitana, la viticoltura si è fatta eroica, con esclusivo lavoro manuale dell’uomo in terrazzamenti costituiti da piccoli fazzoletti di terreno strappati a montagne rocciose, che degradano a strapiombo sul mare. Un terroir unico per suoli, dolomitico-calcarei, esposizione, altitudine, fino a 500 metri, influenza del mare, ma anche tanto sudore per costruire i muri a secco dei terrazzamenti e le pergole di legno di castagno destinate ad accogliere le piante di uva, in alcuni casi vecchie di settanta/ottanta anni. Oltre alla bellezza dei luoghi da ricordare anche la fascinosa cantina di Marisa Cuomo, scavata nella roccia, ad accogliere una suggestiva barricaia.

Furore bianco – Marisa Cuomo

Nasce dal blend dei vitigni tipici della costiera, la falanghina e la biancolella, con vinificazione e maturazione in solo acciaio. Elevata densità di impianto in vigna, basse rese per ettaro e spremitura del solo mosto fiore sono elementi fondanti di qualità, dalla cui base scaturisce un vino dall’ampio spettro sensoriale, con spiccata riconoscibilità territoriale.

Nel bicchiere si presenta con un giallo paglierino scarico, dal colore luminoso e accattivanti profumi, fruttati e vegetali, di biancospino e mandorle, ma anche note fresche e odori mediterranei.

In bocca è equilibrato, anche se prevale una leggera nota di acidità indotta dalla freschezza, mantenendo però un sorso pieno e succoso.

Venezia à Veneto àVini della laguna

A Venezia tutto è straordinario, anche la viticoltura.

Girovagando nelle piccole isole della laguna ci si può imbattere in alcuni orti coltivati a vigneto, piccoli fazzoletti circondati dal mare, con lo stupore dell’osservatore a chiedersi come facciano le viti a sopravvivere alla salinità delle vicine acque e al fenomeno dell’acqua alta. Approfondendo la storia si scopre che fin dai tempi della Serenissima i vigneti urbani erano molto sviluppati in laguna, poi quasi completamente distrutti dalla straordinaria acqua alta del 1966. Oggi fortunatamente sono diversi i progetti di recupero e valorizzazione. Da una parte l’associazione “La laguna nel bicchiere”, che ha recuperato cinque piccole vigne, tra cui la splendida vigna di San Michele in Isola, vicino al cimitero. Al centro dell’orto ci sono suggestive pergole ad arco di glera, dorona e malvasia, mentre la vinificazione avviene nell’adiacente cantina del monastero francescano. Dall’altro la famiglia Bisol, da generazioni impegnata nella produzione di vino, ha investito nella vigna murata di Venissa, situata nell’isola di Mazzorbo, vicino a Burano. Un cru circondato da muri medioevali su tre lati e dominata da un campanile trecentesco che sorge nella tenuta, e contornata da orti e alberi da frutto. Regina del vigneto la dorona, antico vitigno veneziano salvato dall’estinzione, la cui uva viene valorizzata in vino con il processo di macerazione.

San Michele in purezza – Laguna nel bicchiere/Le vigne ritrovate (associazione)

Vino ancestrale, frutto di lavorazione manuale e naturale, senza l’utilizzo di prodotti di sintesi e con trattamenti ridotti al minimo. Macerazione e battonage regalano un vino aromatico e saporito, semplice. Le bottiglie prodotte non sono in vendita ma condivise tra i soci dell’associazione e i loro amici.

Pisa à Toscanaà Colline di Montescudaio

La denominazione doc di Montescudaio copre un territorio nella parte sud della terra pisana vocata alla viticultura fin dai tempi degli Etruschi, in cui il tipico paesaggio collinare della toscana “tocca” il mare.

Montescudaio Bianco – Fattoria Sorbaiano

Uvaggio di trebbiano, chardonnay e una piccola aggiunta di traminer aromatico. Frutto di vinificazione in acciaio senza svolgimento di malolattica. Si presenta con un giallo paglierino e riflessi verdolini, a testimoniare il carattere di giovinezza e freschezza che lo caratterizzano. In evidenza note fruttate al naso, in bocca rimane fresco e vivace, senza rinunciare alla morbidezza.

* Sommelier per passione

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