Le carceri, nel Bresciano come in altri luoghi, sono uno dei luoghi più pericolosi in cui stare. Colpa della compagnia, certo, ma anche del sovraffollamento, della carenza di spazi e di una Giustizia troppo macchinosa che non riesce, in collaborazione con uno Stato poco presente, a lavorare adeguatamente sulla prospettiva del reinserimento nella società.
In questo quadro, purtroppo, anche gli episodi di autolesionismo e i suicidi aumentano. E Brescia non fa eccezione. L’ultimo episodio drammatico è avvenuto nelle scorse ore nel carcere di Verziano (in cui le condizioni sono nettamente migliori di Canton Mombello), dove una detenuta 50enne si è tolta la vita per cause ancora da chiarire. Il corpo è stato scoperto da una giovane agente penitenziaria.
A darne notizia è stato Calogero Lo Presti, coordinatore regionale della Fp Cgil Lombardia. “Un suicidio in carcere – sottolinea – non è, e non può essere, un numero che fa statistica ma dovrebbe essere un elemento di spunto e di riflessione, specie per la politica molto distante dai problemi carcerari, al fine di trovare delle soluzioni alla, ormai, drammatica situazione che vede, in primis, una emergenza che negli ultimi anni si sta affermando in maniera preponderante che riguarda la salute mentale, senza tralasciare il problema della tossicodipendenza. Purtroppo – incalza nel comunicato – il carcere non ha un numero sufficiente delle figure professionali sanitarie specializzate che possono intercettare il disagio delle persone recluse e quindi curarlo. Oggigiorno gli Istituti penitenziari della nazione sono caratterizzati dalla presenza di numerosi soggetti fragili affetti da problemi psichiatrici, di tossicodipendenza e di natura psicologica gestiti dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria molto spesso senza strumenti ne di una adeguata preparazione o formazione professionale”.