L’acqua per i campi sta per finire, quella dei rubinetti di casa non manca, ma non va comunque sprecata. Il problema è la gassata.
Dopo il Coronavirus, la guerra, l’aumento folle dei prezzi dell’energia, l’inflazione e la crisi di Governo gli italiani e la siccità i bresciani si trovano ad affrontare un altro problema: decisamente meno grave dei precedenti, ma che a breve potrebbe comunque cambiare le abitudini di vita di molti.
Come noto, infatti, le aziende che a livello italiano e internazionale producono anidride carbonica si stanno fermando a causa degli aumenti spropositati dei costi di produzione, bloccando di fatto la produzione di acqua gassata in tutta Europa. Una questione che riguarda tutti i brand presenti sul mercato, anche se sono diversi quelli che hanno ancora importanti stock acquistati in precedenza.
Ma non tutti possono continuare a produrre. La bresciana Maniva (160 milioni di bottiglie tra Bagolino e Chiusi della Verna), ad esempio, ha finito le scorte e interrotto la produzione. La salodiana Tavina (250 milioni di bottiglie, di cui un terzo gassata) per ora continua a imbottigliare con le bollicine, ma i rifornimenti sono in continuo calo e il rischio è quello di produrre in perdita. Scorte a fine mese per la Fonte Sole di Nuvolento, mentre l’Acqua Castello (6 milioni di bottiglie) al momento ha scorte a sufficienza per continuare. Ma se la situazione non dovesse cambiare il problema riguarderà presto tutti, con conseguenze importanti anche sui fatturati delle aziende del settore.
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