Gli aspetti psicologici del gossip | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA
La sai l’ultima? Ma…shhh… mi raccomando non dirlo a nessuno!
“Tre persone riescono a mantenere un segreto solo quando due di loro sono morte” (Benjamin Franklin)
di Doriana Galdrisi* – Mai come d’estate, quando cioè abbiamo un po’ più di tempo libero per rilassare corpo e mente, quando abbiamo anche più occasioni di incontro, ecco, mai come in quei momenti furoreggia quella che è una delle caratteristiche più in voga e apprezzate nelle conversazioni tra persone… immagino che abbiate indovinato … sì sì, mi sto proprio riferendo al pettegolezzo, quello che viene anche chiamato gossip.
Quando si pensa al pettegolezzo si pensa soprattutto ad un qualcosa di negativo, di malizioso e in effetti anche nel dizionario troviamo la definizione di pettegolezzo come “il parlare indiscretamente e malevolmente”.
Che si sia attratti dagli aspetti più negativi e che sia molto raro che si spettegoli su virtù e qualità è un dato pressochè di fatto. A volte i gossip hanno un’attrattiva così grande da superare l’interesse per questioni sociali o importanti nella vita personale e collettiva: basti pensare che rilievi condotti sugli utenti di internet hanno fatto risaltare come la vicenda che ha coinvolto il famoso attore Jonny Depp e la sua ex moglie abbia catalizzato l’interesse molto più di quanto in questo periodo si sia riscontrato per la guerra in Ucraina.
Lo stesso si può dire per il compleanno della Regina Elisabetta e l’affaire tra Harry e Meghan: notizie, o, forse sarebbe meglio dire, appunto, gossip che hanno via via oscurato questioni che hanno ripercussioni pesanti nella vita di tutti noi.
Eppure, sebbene possa apparire strano, ci sono studi che sostengono che il pettegolezzo, agli inizi dello sviluppo delle capacità cognitive della specie umana, cioè nel Neolitico, sia stato il motore dell’intelligenza, come sostiene l’antropologo Robin Dunbar.
Dunbar infatti, stima intorno al 65% il tempo di conversazione che viene dedicato a temi sociali (gossip) e, in particolare, a due temi: tenere traccia della posizione di altri individui nella società e parlare di sé e delle proprie qualità.
Dunbar inoltre analizza le differenze di genere in tema di gossip, sostenendo che le donne hanno la tendenza a parlare degli altri e a gestire la conversazione che verte sulla rete delle relazioni (in altre parole a tenere le fila un po’ di tutto ciò che fanno gli altri membri della comunità o della famiglia), mentre gli uomini tendono a parlare di sé.
Questa differenza di tipologia del pettegolezzo trova anche una conferma nella storia di San Filippo Neri e della punizione della “gallina spennata”.
Si narra che tra le penitenti del Santo ci fosse una donna dedita alle maldicenze, che non riusciva a rendersi conto di questa pessima abitudine. Filippo Neri più volte l’ammonì severamente del male che causava al prossimo con la sua cattiva lingua, ma visto che era vana ogni sua parola, decise di correggerla. Un giorno, dopo averla ascoltata al confessionale le domandò: “Cadete spesso in questo difetto?”. Rispose: “Spessissimo Padre! Sono così abituata che neppure me ne accorgo”.
Allora il Santo le disse di comprare una gallina morta, ma con ancora le piume e con questa di girare per la città spennandola piano piano, fino a giungere dal Santo. La donna ubbidì alle prescrizioni del confessore che quindi le disse: “Ora tornerete per le stesse vie dove siete passata e raccoglierete a una a una tutte le piume della gallina che avete spennato, senza lasciarne attorno nessuna».
La penitente allora esclamò: “Ma Padre mio, mi chiedete una cosa impossibile… soffiava tanto vento che chissà dove avrà trasportato le piume!”.
Il Santo allora rispose: “Lo so, ma con questo volevo farvi conoscere che le vostre maldicenze somigliano a queste piume. Anche le vostre parole velenose sono state trasportate dappertutto. Andate ora a ripigliarle se ne siete capace. Come è possibile che voi possiate riparare a tanto male che avete causato al prossimo con la vostra lingua?”.
Ecco, vi ho riportato questo aneddoto per mettere in luce il lato cosiddetto oscuro del pettegolezzo e del chiacchiericcio, ovvero la sua enorme diffusione, soprattutto quando si tratta di maldicenze, difficilissime poi da ridimensionare e contenere, al punto che talvolta si può incorrere in problematiche legali.
Rivelare informazioni molto riservate che possono ledere l’onore e la reputazione di una persona, ma anche danneggiare l’immagine di una persona, nonostante apparentemente a volte possa sembrare che si tratti di “chiacchiere colloquiali” (mudslinging), può invece creare situazioni molto delicate e compromettenti alle quali è davvero molto difficile, o impossibile nei casi estremi, porre rimedio (come raccogliere tutte le piume portate via dal vento).
Se poi consideriamo che, secondo la legge del cosiddetto “numero di Dunbar” ovvero la formula che quantifica il limite cognitivo teorico riguardante la quantità di persone conosciute con cui ciascuno di noi si relaziona (tra le 150 e le 250 esclusi i meri conoscenti), ecco che intuiamo molto chiaramente che la numerosità di persone che possono essere colpite dalle maldicenze è davvero esponenziale.
Sui lati oscuri del gossip e del pettegolezzo potete ascoltare la seguente intervista.
L’aneddoto di San Filippo Neri ha la funzione, come detto, di evidenziare i rischi del pettegolezzo e delle maldicenze, ma, nel chiacchierare non vi sono solo aspetti negativi ma ritroviamo anche lati neutrali o addirittura positivi.
Infatti il pettegolezzo regola quelle che viene chiamata micropolitica delle relazioni perché consente di creare legami, ma soprattutto di riconoscere chi è alleato e chi è nemico, come sostiene lo storico Yuval Harari, affermando che: “Ad ogni uomo o donna presi a sé non basta sapere dove ci sono i leoni o i bisonti. Molto più importante per loro è sapere chi, nel loro gruppo, odia chi, chi dorme con chi, chi è onesto e chi è un imbroglione”.
Il gossip è una sorta di meccanismo di valutazione sociale che ha, in un certo senso, lo scopo di promuovere un miglior adattamento sociale, quasi una sorta di strumento di “biological adaptation”.
Ecco dunque che “gossippare”, cioè spettegolare è un modo di comunicare, di gestire le emozioni, di creare un senso e fronteggiare l’incertezza ed è anche un mezzo per “sopravvivere” e per resistere in quello che alcuni definiscono un “mondo di squali”.
Inoltre parlar male di qualcuno può avere una specie di funzione catartica rispetto alle proprie paure, può influenzare l’autostima perché si pensa: “a me questo non potrà succedere, perchè io sono più bravo, più capace…”
Del resto, come già anticipato all’inizio di questo articolo, noi esseri umani siamo molto attratti dalle “cose negative altrui” e questo avviene a seguito del processo psichico che va sotto il nome di proiezione, che altro non è se non un meccanismo psicologico di tipo difensivo, grazie al quale attribuiamo agli altri aspetti negativi, allontanandoli dunque da noi e, quindi, salvaguardando la nostra autostima. Spesso ciò che viene proiettato sugli altri è infatti qualcosa di sgradevole, che dà fastidio.
Anche programmi che in questi anni riscuotono grande successo, i cosiddetti reality show come, per esempio, “Il grande fratello”, “L’isola dei famosi”, “Temptation”, sono delle vere e proprie “palestre virtuali del pettegolezzo”, poiché offrono una vicinanza virtuale alla vita delle altre persone con tutte le protezioni del non essere parte di quella vita e di poter esprimere così giudizi in anonimato.
Questi reality sono pieni di colpi di scena, ricchi di situazioni diverse e questo fa leva su quel funzionamento legato al fatto che a tutti noi piace un po’ essere dei detective e andare alla ricerca dei segreti e delle motivazioni dei comportamenti.
Anche questo fa parte del gossip.
Per concludere è bene avere presente che, anche in tema di pettegolezzo, è sempre necessario andare oltre le apparenze, oltre gli stereotipi, ovvero al di là delle generalizzazioni che la nostra mente compie per sua naturale modalità di funzionamento, e, al contrario, invece, è importantissimo analizzare i fenomeni nella loro specificità. Ragionare, prendere tempo, riflettere diventa un modo di funzionare che ha una ricaduta positiva anche in termini educativi per i giovani, visti i tanti problemi di bullismo di vario tipo o di body shaming, ovvero la derisione per le caratteristiche fisiche di una persona (un esempio sono i commenti ai presunti chili di troppo della nota Vanessa Incontrada).
E’ importate tener presente, quindi, che dal pettegolezzo all’offesa, dalla chiacchiera al giudizio tranchant il passo è brevissimo.
“Guardando oltre” si potranno meglio comprendere meccanismi inattesi e scoprire lati nuovi del nostro parlare, sia che si tratti di chiacchiere da bar, di conversazioni tra amici o di colloqui sotto l’ombrellone!
Vi saluto con una frase di Marie Curie: “Siate meno curiosi delle persone e più curiosi delle idee”.
Grazie per l’attenzione e ci ritroviamo tra due settimane e vi ricordo trovate tutti gli approfondimenti sui miei canali social e sul sito scienzadieccellenza.it
CHI E’ DORIANA GALDERISI?
Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. Esperta in psicologia dello sport iscritta nell’elenco degli psicologi dello Sport di Giunti Psychometrics e del Centro Mental Training. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.
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