E partecipare, in quest’ambito, deve discendere da un buon esercizio preventivo di informazione (qual è il problema?, come si può risolverlo coi mezzi adeguati suggeriti da chi ne sa in materia?), per poter individuare obiettivi praticabili, che muovano verso il “bene comune”.
Entra così in gioco la responsabilità, che è innanzitutto personale.
Ognuno di noi, ce lo insegna l’economista e filosofo Stefano Zamagni, “ non è solo responsabile di ciò che fa, ma anche di ciò che non fa pur potendolo fare, per esempio in materia di tutela dell’ambiente. E allora si può declinare la responsabilità come prendersi cura”.
Bei princìpi, che rischiano però di rimanere nel “libro dei sogni” se non concretamente calati in un contesto reale, tra persone fisiche.
E dunque scendiamo nel concreto, poiché è possibile trovare un bell’esempio di cittadinanza attiva a Bettole-Buffalora, periferia est della città di Brescia.
Quest’area è stata per decenni costellata di criticità ambientali, con discariche, cave di estrazione ghiaia, impianti di smaltimento e lavorazione di materiali anche pericolosi, oltre che attraversata da una viabilità veloce tutt’oggi fortemente impattante.
Negli ultimi anni però, fortunatamente, sta vivendo una piccola svolta che la sta trasformando in una zona potenzialmente molto interessante come “cantiere” di rigenerazione urbana ed ambientale.
Tutto questo grazie soprattutto ad una più diffusa consapevolezza dei cittadini circa la necessità di una “conversione” che sia attenta all’ambiente, sostenuta dalla realizzazione del Parco delle Cave (la cui definizione ed espansione è ancora in fieri).
Ma per i “cittadini attivi” questo non basta: in questo contesto così problematico diverse realtà del quartiere si stanno muovendo, nell’idea che qualcosa di molto utile, quanto di molto semplice per l’ambiente, possa essere fatto, lavorando in sinergia.
E’ partito perciò un progetto con un titolo tra l’ironico ed il provocatorio: “Adesso piantala!”.
Evidente motivo ispiratore la suggestione offerta dagli studi, e dalla divulgazione, del prof. Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale, ordinario dell’Accademia dei Georgofili e docente presso l’università di Firenze: la sua raccomandazione, per mitigare il disastro ambientale che si profila in assenza d’iniziative virtuose e rapide, è la piantumazione massiccia, ovunque sia possibile.
In quest’ottica si è anche svolta a Buffalora, lo scorso 30 marzo, una conferenza dal titolo “Brescia sostenibile, tra Natura e partecipazione”, che ha visto l’intervento di esperti (agronomo, botanico, geografo, nella persona dei dott.ri Stefano Armiraglio, Graziano Lazzaroni e Marco Tononi) a scopo formativo della cittadinanza e per chiarire le finalità del progetto, che tra l’alto ben si coniuga con le raccomandazioni dell’AGENDA ONU 2020-2030, in particolare l’obiettivo 11: “Città sostenibili”.
Così il Consiglio di Quartiere, l’Associazione ACLI (Circolo di Buffalora), l’associazione COdiSA, l’associazione “Il Sorriso” e i titolari della ditta Grechi (Grechi Giardini srl) hanno riscontrato una comune sensibilità per potenziare l’avviata ri-naturalizzazione della zona, con la collaborazione dei cittadini come parte attiva, mettendo a dimora nuovi alberi. I cittadini sono dunque chiamati a finanziarne l’acquisto ed a prendersene cura nel tempo, affinché possano contribuire a migliorare la qualità dell’aria persino in questo quartiere, così critico dal punto di vista ambientale. L’intenzione non è quella di “sostituirsi” all’Amministrazione Comunale, ma di affiancarla, con un gesto di responsabilità, nell’accezione del termine ricordata sopra.
In concreto, la ditta Grechi procura, a prezzo di costo, giovani alberature che saranno collocate (la maggior parte nel prossimo autunno) nel quartiere (primo lotto, concordato con il Comune di Brescia, Settore Verde: 27 alberi in via della Seriola Vescovada, più altri sei nell’area giochi dell’Oratorio).
Si tratta di una sorta di “adozione” di alberi da parte di cittadini che, acquistandoli tramite una donazione libera, se ne prenderanno anche cura, soprattutto nei primi anni di attecchimento.
A partire da questo “progetto pilota” si potrebbe inoltre sperare che altre realtà locali imbocchino questa strada, implementabile in seguito anche attraverso altri canali.
Anziché solo lamentarsi di ciò che non va ed aspettare che le soluzioni “piovano dall’alto”, questi cittadini sanno che le azioni virtuose sono un mezzo potente contro l’inerzia, il disimpegno, la delega, consentendo un bell’esercizio di democrazia.
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