Le crete senesi e il syrah di Cortona | 🍷🥂 BARBERA & CHAMPAGNE/35

Mi è rimasto il ricordo di una supercar che sfreccia a tutta velocità, tra le strette stradine di una campagna collinare, un saliscendi di dolci curve e asfalto sconnesso. Una macchina sportiva, con assetto ribassato e targa straniera...

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foto su gentile concessione di Elisa Pezzaioli

di Stefano Bergomi* ([email protected]) – Mi è rimasto il ricordo di una supercar che sfreccia a tutta velocità, tra le strette stradine di una campagna collinare, un saliscendi di dolci curve e asfalto sconnesso. Una macchina sportiva, con assetto ribassato e targa straniera. Una Lamborghini.

Dalla mia utilitaria la intravedo soltanto per un momento, stordito dal rumore del suo motore rombante quando mi soprassa. Nessun particolare sentimento mi assale in quella situazione, né l’invidia per il conducente né l’ammirazione per un oggetto che so non sarà mai mio. Soltanto la vaga impressione di aver finalmente capito appieno l’insegnamento di José Saramago nel suo mirabile Viaggio in Portogallo (2015, La Feltrinelli): la differenza sostanziale che distingue un viaggiatore, impegnato nella scoperta, da un turista, che invece si accontenta soltanto di ciò che trova.

Perché se vai forte non ti godi il paesaggio.

Non puoi vedere la luce riflessa sulle gialle colline arse dalla torrida estate, i chiaroscuri prodotti dalle nuvole di passaggio, le strade bianche, polverose e suadenti, coronate dagli ordinati cipressi, né laggiù in fondo il casolare, immerso nell’ombra delle querce. Passata Siena, questa è la magia delle crete, a riempire di bellezza gli occhi del viaggiatore e di pace il suo cuore.

Ripensandoci credo che questo sia il segreto della Toscana, tesori inaspettati ad ogni angolo per chi li sa apprezzare, lontano dalle attrazioni più gettonate.

Vale anche per il settore vinicolo.

Si fa presto a dibattere di Chianti classico, Brunello di Montalcino e di terroir d’elezione del sangiovese. Ma se fate due passi oltre le crete, nella Valdichiana, sul limitare con la Val d’Orcia, troverete il medioevale borgo di Cortona. Dopo la doverosa visita al suo centro storico, scendete dal pendio dove sorge la cittadina, per immergervi nei vigneti sottostanti che poggiano su un suolo argilloso. Il clima particolarmente secco e arido ne ha fatto un territorio di elezione per il syrah, vitigno internazionale a bacca rossa, famoso per produrre vini con dominanti note speziate.

Il mio viaggio di approfondimento è stato nella cantina Fattoria La Braccesca, dal 1990 di proprietà della Famiglia Antinori.

Ingresso cantina la Braccesca, foto su gentile concessione di Elisa Pezzaioli

L’azienda si trova al confine dei comuni di Montepulciano e Cortona, composta da 508 ettari, di cui 340 a vigneto. Costituiva l’antica fattoria dei conti Bracci, da cui deriva il nome e lo stemma aziendale, un braccio coperto da una armatura che regge una spada.

La vocazione aziendale è rappresentata dalla valorizzazione da un lato del syrah di Cortona, il cui apprezzamento anche a livello internazionale è recente, e dall’altro del Nobile di Montepulciano, altra eccellenza toscana a lungo e ancora oggi sottovalutata.

La distinzione è netta anche dal punto di vista geografico. La suggestiva strada bianca contornata da cipressi separa le unità vocazionali di produzione intorno alla cantina; a est verso Cortona le viti di syrah, su morbidi rilievi collinari e la mitigazione climatica indotta dal vicino lago di Trasimeno, a ovest quelle di sangiovese per la produzione del Nobile, su rilievi più pronunciati e terreno che si fa via via più roccioso avvicinandosi al Monte Amiata.

Strada bianca con cipressi e vigneti a La Braccesca, foto su gentile concessione di Elisa Pezzaioli

Nei locali interrati trovano spazio la barricaia e la bottaia, con “legni” di diversa dimensione e provenienza, per la costruzione di vini dal sapore antico e tradizionale, nella gamma del Nobile, ma anche innovativi e modernisti, nella gamma syrah.

Barricaia a la Braccesca, foto su gentile concessione di Elisa Pezzaioli

La dicotomia non spiazza o toglie certezze al degustatore, ma anzi lo aiuta nell’apprezzare l’impostazione aziendale di rendere riconoscibile il terroir di provenienza, seppur attraverso l’utilizzo di vitigni differenti.

Degustazione vini Syrah di Cortona a la Braccesca, foto su gentile concessione di Elisa Pezzaioli

ACHELO, Cortona Doc, 2020

100% syrah, macerazione pre-fermentativa a freddo in serbatoi inox con successiva fermentazione di 10 giorni, affinato poi per il 70% in barrique di secondo e terzo passaggio.

Colore rosso cupo con riflessi violacei. Al naso sentori di frutta, mora e ribes, con completamento floreale e distintivi accenni speziati, soprattutto di pepe. In bocca prevale la frutta scura, con una sensazione di freschezza e pienezza del corpo. Sul finale rimane il sentore di liquirizia.

Costituisce l’interpretazione “giovanile” del syrah di Cortona, colpendo per esuberanza.

BRAMASOLE, Cortona Doc Syrah, 2017

100% syrah, dopo la diraspo-pigiatura è avvenuta la macerazione a freddo per 3 giorni, per consentire l’estrazione aromatica, e quindi la fermentazione. Affinamento di 18 mesi in barrique nuove e di secondo passaggio, e ulteriore lunga maturazione in bottiglia.

Il colore si conferma un rosso rubino, scuro e inteso.

Al primo impatto il naso è risultato introverso, per aprirsi con sinuosi sentori di frutta matura, di ciliegia e mora, ed eleganti note speziate, dopo averlo lungamente atteso nel bicchiere.

In bocca l’astringenza del tannino è leggera, sovrastata dalla morbidezza, con una percezione complessiva di ricchezza ed equilibrio. A dominare il finale una sensazione di spezia calda, senza eccessi e mai pungente.

Nel mio ricordo un vino di classe, lungo e persistente in bocca, in cui prevale una caratterizzazione di cupezza, ma che non teme il confronto con le altre grandi ed acclamate eccellenze delle terre di Toscana.

(foto su gentile concessione di Elisa Pezzaioli)

* Sommelier per passione

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