🟢 Brescia Fabbrica Poesia: è Pierangela Donati (Lumezzane) la vincitrice della sezione dialettale

L’iniziativa è promossa dai giornali della Rete Bresciana (BsNews.it, CalcioBresciano.it, GardaPost.it, ValleSabbiaNews.it) con il sostegno di Cassa Rurale. Il 10 giugno, a Salò, si terranno le premiazioni degli altri autori segnalati e del vincitore assoluto

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Pierangela Donati, poetessa e vincitrice della sezione dialettale del concorso Brescia Fabbrica Poesia

2020Per conoscere il vincitore assoluto e i premiati delle altre categorie bisognerà aspettare la cerimonia di premiazione, fissata per il 10 giugno a Salò. Ma ha già un primo vincitore il concorso “Brescia Fabbrica Poesia”, lanciato dai quattro giornali della Rete Bresciana (BsNews.it, CalcioBresciano.it, GardaPost.it e Vallesabbianews.it) con la partnership de “La Cassa Rurale – Adamello Giudicarie Valsabbia e Paganella”.

Pierangela Donati, di Lumezzane, si è infatti aggiudicata la sezione dedicata alla poesia dialettale. Ha lavorato come medico del lavoro in provincia di Brescia, è sposata e ha due figli. Appassionata di poesia da anni, sue opere sono state già premiate in diversi concorsi letterari (una quindicina).

“La folgorazione?”, spiega, “Era il 2000 e mi trovavo in montagna, nella casetta di famiglia: ispirata dalla tranquillità di quei luoghi, ho provato a buttar giù qualche verso. Mio padre gradì e tutto è iniziato da lì”. Anche la scelta dei temi e della lingua, il dialetto valgobbino, non è casuale. “Molte mie liriche”, racconta, “sono legate alla vita passata nella baita, come diciamo noi. Per me il dialetto è molto più incisivo: se devo brontolare con i miei figli non lo faccio in Italiano…”.

L’ultima poesia scritta da Pierangela Donati – per questioni d’ispirazione e per questioni più personali – risale, però, al 2021. “Chissà che questo vostro riconoscimento “, commenta, “non possa essere di stimolo per farmi tornare a comporre: non è una cosa che si decide sulla carta, comunque, la poesia viene da sola”.

A lei la giuria, premiandola, ha riconosciuto capacità espressiva, immediatezza, sensibilità e concretezza, in pieno accordo con lo spirito del concorso che punta “a ridare concretamente voce, energie e speranza al territorio bresciano attraverso uno dei generi espressivi più nobili e maltrattati: la poesia”.

Le premiazioni, aperte anche al pubblico, si terranno venerdì 10 giugno 2022 nella prestigiosa Sala dei provveditori del Comune di Salò (che ha patrocinato l’iniziativa), dalle ore 18.30. L’ingresso è libero nel rispetto delle normative Covid.

NOTA: La giuria era composta dai direttori dei giornali locali indipendenti do Rete Bresciana (in ordine alfabetico: BsNews.it, CalcioBresciano.it, GardaPost.it, ValleSabbiaNews.it)  e da Monia Bonenti, presidente della “Cassa Rurale – Adamello Giudicarie Valsabbia e Paganella” (sponsor principale dell’iniziativa).

Brescia Fabbrica Poesia

POESIE DI PIERANGELA DONATI

HPERANHA                                              

Ghet mai pröat a éher dehpèrat,

quanta té ghe piö negota endoe tacat,

penha’ de iga’ tocat ol fon

e iga’ piö òia de hta’ al mon.

 

Ma pò ho mia gna mé come l’è htada,

go eh come ö ciarulì en fonta a öna htrada,

enturen gh’ira töc’ nigoi hcür

e de fagola hire gnamò tat higür.

 

Go cuminciat a hintim en po’ piö holeàt,

htae mei pòa hè hire amò malat,

ol ciarulì al deèntaa piö grandilì

e homeaa che al me hcaldaèh a beladhì.

 

La hperanha che penhae de iga’ mia

pian piano la m’à tignit compagnia,

lia come paha’ dala nòt al dé,

hù que che ride, gnamò ghe crede.

 

Perché la hperanha l’è mia ö vago hèntur,

ma èrgota che te fà hinti’ piö higür,

ön’onda de calur che te ciapa hà,

e la te fa igni’ òia che al riéh amò doma.          

SPERANZA

Non hai mai provato a essere disperato, quando non hai più niente dove attaccarti,

pensare di aver toccato il fondo e non avere più voglia di stare al mondo.

 

Ma poi non so nemmeno io come è successo, ho visto come un chiaro in fondo a una strada,

attorno c’erano tutte nuvole scure e di farcela non ero ancora del tutto sicuro.

 

Ho cominciato a sentirmi un po’ più sollevato, stavo meglio anche se ero ancora ammalato,

il piccolo chiaro diventava un po’ più grande e sembrava che mi scaldasse un pochino.

 

La speranza che pensavo di non avere pian piano mi ha tenuto compagnia,

era come passare dalla notte al giorno, sono qui che rido, ancora non ci credo.

 

Perché la speranza non è un vago sentore, ma qualcosa che ti fa sentire più sicuro,

un’onda di calore che ti abbraccia, e ti fa venire voglia che arrivi ancora domani.

L’ARTIGIANO

Fa’ ergot cole tò ma

l’è öna gran hodehfasciù,

töc’ i l’à de rimira’.

Perché ol laorà

de l’artigiano

l’è quel de crea’.

Nol co la fantasia,

nole ma la maestria.

He met en moto ol hervel

l’è ihé che l’artigiano

al crea ol hò model.

L’artigiano l’è ön artihta,

al crea cole hò ma

öna marauea de rivista.

Lahom perder la roba pronta,

domga la noha l’empronta.

L’è emportan ria’ a capi’

ol valur dela roba fada a ma

che l’è mia ö continuo ripiti’

hemper quel e töt engual

ma ogni olta fa ö laur fenomenal.

L’ARTIGIANO 

Fare qualcosa con le tue mani è un gran soddisfazione,

tutti la dovrebbero rimirare.

Perché il lavoro dell’artigiano è quello di creare.

Nella testa la fantasia, nelle mani la maestria.

Si mette in moto il cervello, è così che l’artigiano crea il suo modello.

L’artigiano è un artista, crea con le sue mani una meraviglia da rivista.

Lasciamo perdere la roba pronta, diamo la nostra l’impronta.

E’importante riuscire a capire il valore delle cose fatte a mano,

che non è un continuo ripetere, sempre quello e tutto uguale,

ma ogni volta fare qualcosa di fenomenale.

GREGNADA

Ol bel de öna gregnada

l’è che la fa ö gran be,

a chi che l’ha ciapada

e a te che te la de.

Pröa, apena dehedat

a tira en hö i aer,

te he hetere holeat,

per te e poà per i oter.

Öna gregnada la hlarga ol cör,

la dura apena ö momen,

magare la calma ö dulur

henha portat bià neèn.

Hta mia eher tacagn,

regala le tò gregnade,

quanta te gare bedhògn

le turnerà endre endopiade.

RISATA

Il bello di una risata

è che fa un gran bene

a chi l’ha ricevuta

e a te che la offri

Prova, appena sveglio,

a tirare le labbra verso l’alto,

ti sentirai sollevato

per te e anche per gli altri.

Una risata allarga il cuore,

dura dolo un momento,

magari calma un dolore

senza portarti via niente.

Non essere avaro,

regala le tue risate,

quando ne avrai bisogno

ritorneranno raddoppiate.

SOMMELIER

L’è quel’om che tahta ‘l vi,

con tacat al col ö hcudili

che ‘l he ciama “tastevin”.

 

Adeh l’è mia piö ol cantener,

ma he dih ol “sommelier”

e ‘l homeereh ö bel mehter.

 

Col hò bel tirabuhù,

fat de aciaio o de utù,

al dehtapa ‘l butigliù.

 

Prima ‘l vi al ga de ardal,

pò col nah al pöl hnadal

e ala fi al ga de tahtal.

 

Per po dit dal hò culur,

da l’udur e dal haur

quala iè töc’ i hò sentur.

 

Ol nom giöh al hareh bouquet,

po’ al te dih he ‘l va be per te

e con quel che te mangere.

 

Al te cüta hö de ‘ndo l’è reat,

he l’è öna cuvée o millesimat

e he le regole i ga rehpetat.

 

Certo he he trata de öna DOCG

l’è mei che öna DOC ö öna IGT,

te te hperet che ‘l hapeh ö bu vi.

SOMMELIER

E’quell’uomo che assaggia il vino, con attaccato al collo uno scodellino che si chiama “tastevin”.

Adesso non è più il cantiniere, ma si dice il “sommelier” e sembrerebbe un bel mestiere.

Col suo bel cavatappi, fatto di acciaio o di ottone, stappa il bottiglione.

Prima il vino deve guardarlo, poi col naso lo può annusare e alla fine lo deve assaggiare.

Per poi dirti dal suo colore, dall’odore e dal sapore, quali sono tutti i suoi aromi.

Il nome giusto sarebbe bouquet, poi ti dice se va bene per te e con quello che mangerai.

Ti racconta da dove è arrivato, se è una cuvée o millesimato e se il disciplinare hanno rispettato.

Certo se si tratta di una DOCG è meglio di una DOC o di una IGT, tu speri che sia un buon vino.

LEAH DEL HUL                                                    

Ghè harà pahat ergù, ol ca al ga apena baiàt.

Pöde na’ aca idi’, tanto ormai hu dehedàt.

 

Me tro ergota höle hpale perché al fa amò fret,

derve a beladhe la porta e arde hota ol tet.

 

Gh’è quac htrah che dindula

ma enturen he möf gna öna foia.

 

Turne deter e tache ol föch perché l’è amo preh.

Prepare ö bel cafè entat che le fiame le creh,

 

e dal momen che la hon ormai la m’è pahada,

denac’ del föch hpete che la rieh ön’otra dhornada.

 

Arde fo dala fenehtra co la me chichera en ma,

e arde ol blö del cel che l’è ree a cambia’.

 

Come tac’ hferlangoi i nìgoi hcür

i he hlonga, i he dèhfa e i cambia culur,

 

viola, hilihtì, verc’, arancio e adèh röhitì,

eco al vee ciar, la dhornada l’è ree a igni’

 

e co l’udur del cafè che me a hö ree al nah,

che bel, arde ol hul che al cumincia a leah.

ALBA (SORGERE DEL SOLE)

Sarà passato qualcuno, il cane ha appena abbaiato.

Posso andare anche a vedere, tanto ormai sono sveglio.

Mi metto qualcosa sulle spalle perchè fa ancora freddo

Apro piano la porta e guardo sotto il tetto.

C’è qualche straccio che dondola,

ma adesso intorno si muove nemmeno una foglia.

Torno dentro e accendo il fuoco perché è ancora presto.

Preparo un bel caffè mentre le fiamme crescono,

e dal momento che il sonno ormai è passato,

davanti al fuoco aspetto che arrivi un’altra giornata.

Guardo fuori dalla finestra con la mia tazza di caffè in mano,

e guardo il blu del cielo che sta per cambiare.

Come tanti sfilacci le nuvole scure

si allungano, si disfano e cambiano colore,

viola, celesti, verdi, arancio e adesso rosso chiaro,

ecco viene la luce, la giornata sta per arrivare

e con l’odore del caffè che mi sale lungo il naso

che bello, guardo il sole che comincia a sorgere.

 


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Ultimo aggiornamento il 15 Marzo 2024 05:11

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