(a.t.) “La quasi totalità di quei tatuaggi sono molto comuni. Può riconoscerli chi aveva rapporti personali con lei, ma un tatuatore è in grado di capirne la mano solo guardando le immagini”. A dirlo a BsNews.it è Simone Corsini, titolare del centro Anubi Tattoo di via Vittorio Veneto 183 a Cogno (frazione di Piancogno): secondo Google Maps è lui il tatuatore con la sede più vicina al luogo del macabro ritrovamento di domenica. Anche se nell’arco di una decina di minuti da Borno esiste una manciata di altre attività del settore.
Come noto, in località Paline (al confine con il versante bergamasco della Valcamonica) un passante ha trovato quattro sacchi neri, da cui è spuntato il corpo di una donna tagliato in 15 pezzi. Ma – stando a quanto diffuso dai carabinieri – la vittima aveva molti segni che la rendevano riconoscibile: ben 11 tatuaggi distribuiti su mani, polso, gomito, scapola, glutei e caviglia (a questo link trovate l’elenco).
“E’ molto difficile dalla sola descrizione capire se li ho fatti io – spiega Corsini a BsNews.it – quelle scritte sono molto frequenti: basti pensare che di ‘Wonderlust’, negli ultimi otto anni, io solo ne ho realizzati almeno cinquanta. L’elemento originale sono quelle “V” e “VV” rovesciate sulla coscia, che mi paiono elementi più personali”. Cosa indicano? A logica essere iniziali di un nome (che inizia per “V”, ma anche per “M” dalla somma delle due “V” rovesciate, sempre che non entri in gioco l’alfabeto greco…). Ma – chiarisce Simone sulla base della sua esperienza – “potrebbe anche trattarsi soltanto di un segno meramente estetico oppure il simbolo di una serie tv o di un videogioco”.
Anche il numero dei tatuaggi è poco indicativo. “La maggioranza dei miei clienti ne ha più d’uno e con il crescere dell’età il numero aumenta”, precisa. Difficile, dunque, che un tatuatore possa identificare i propri lavori sulla base di questi elementi, anche perché in gioco entrano pure le convention (con diversi professionisti del settore impegnati sul campo) che si tengono più volte all’anno a Chiuduno, Pisogne e in altre località.
“Per capirci qualcosa”, conclude Simone Corsini, “avrei bisogno di vedere le fotografie dei tatuaggi: il mio stile potrei riconoscerlo fra 100 altri e penso che lo stesso discorso valga per molti colleghi”. Certo è, però, che i segni che rendono “unica” la donna morta sono numerosi: per l’identificazione potrebbe non essere necessario aspettare ancora a lungo.
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