🔲 Bonardi: “Il centro di Brescia deve ripartire dal commercio, ecco come” | L’INTERVISTA
(a.t.) “I centri storici per le grandi città, Brescia inclusa, sono spesso un problema da risolvere, ma anche una risorsa essenziale per il sistema e una sfida che si può – e si deve – vincere. A partire dal commercio di prossimità”. A dirlo è Flavio Bonardi (vicesegretario cittadino di Forza Italia e già presidente della circoscrizione Centro), che – in un’intervista a BsNews.it – affronta la questione dell’inesorabile tendenza che, da molti anni, vede ridurre il numero delle attività commerciali e artigianali presenti entro le mura venete.
“La peculiare configurazione urbanistica dei centri storici e il fatto che siano il fulcro non solo geografico della vita cittadina – continua Bonardi – pone spesso chi deve prendere decisioni di fronte a questioni difficili. Ma parliamo anche di luoghi con grandi potenzialità, in cui è possibile costruire iniziative che incidono in maniera rilevante sullo sviluppo dell’intera città. Insomma: sono una grande opportunità”.
D – Da cosa bisogna partire per coglierla?
R – Ritengo che il primo passo sia quello di investire – in modo concreto e convinto – sul ritorno nel centro storico di piccoli esercenti e artigiani, oltre che delle cosiddette “grandi marche”. Purtroppo, almeno in passato, la legislazione nazionale in materia di commercio ha mostrato un limitato interesse per i centri storici e, soprattutto, una scarsa comprensione dei processi in atto: i pochi interventi legislativi sono andati troppo spesso nella direzione opposta rispetto alle reali necessità o si sono rilevati comunque – a conti fatti – poco efficaci.
D – Quali potrebbero essere gli interventi concreti da attuare?
R – Bisogna mettere in campo contributi a fondo perduto e iniziative come la concessione gratuita di spazi commerciali ai giovani imprenditori. Per convincere gli imprenditori a tornare in centro, si potrebbe anche immaginare di concedere loro risorse in conto gestione o in conto capitale per una durata di cinque anni. Non solo: tramite la società Brescia Infrastrutture si potrebbero acquistare o prendere in affitto locali di privati da mettere a disposizione a chi presenta progetti credibili di investimento, soprattutto in quelle zone che oggi sono maggiormente in sofferenza. Penso in particolare a via San Faustino, corso Mameli, corso Garibaldi, Largo Formentone, corsetto Sant’Agata, Contrada del Carmine, via Elia Capriolo e corso Martiri della Libertà.
D – Di che cifre parliamo per gli incentivi?
R – Ovviamente dipende dalla portata dei progetti. Ma immagino contributi a fondo perduto fino a 25mila euro per chi apre una nuova attività, risorse a cui – in accordo con Camera di Commercio e realtà che si occupano di Fidi – si potrebbero magari aggiungere altri 25mila euro di prestito a tasso agevolato. Ma nella definizione concreta degli incentivi e nella progettazione di un piano di rilancio sarà necessario coinvolgere diversi soggetti, a partire dai Quartieri.
D – In che modo è possibile coinvolgere i quartieri?
R – Perché non pensare, una volta identificato il perimetro prioritario di investimento, di sostenere le idee degli abitanti per migliorare i servizi di vicinato e la qualità della vita nei quartieri? I Consigli di quartiere, inoltre, potrebbero essere chiamati a definire progetti specifici – con risorse specifiche da mettere a bando – per il rilancio delle attività commerciali e artigianali nei propri territori. Non tutti i quartieri hanno le stesse esigenze: in alcune zone il commercio di prossimità è l’unica via possibile, in altre è importante incentivare l’apertura di attività legate a marchi noti, offrendo ai grandi marchi servizi o detassazioni, come – ad esempio – l’esenzione temporanea della Tari.
D – Al Comune, invece, che ruolo spetta?
R – Quello della regia. In particolare, la figura del “Manager del Duc” è fondamentale per indirizzare i progetti e valutare possibili interventi. Il Manager deve essere come il direttore di un centro commerciale – in fondo il centro di Brescia è già il più grande centro commerciale della provincia – a cui tutto il sistema fa riferimento per stabilire gli investimenti, partecipare ai bandi e definire un piano marketing comune… Di certo la strategia deve essere univoca. Ma – nel definirla e per costruire un progetto che abbia un reale impatto sulla città – è importante coinvolgere da subito anche le associazioni di categoria.
D – Già, ma il problema principale rimane sempre quello delle risorse.
R – Brescia, ogni anno, riceve risorse significative da A2A (70,8 milioni di euro per il 2022, ndr). Perché non immaginare di utilizzarne una parte per finanziare la ripresa economica della città? Io credo che sia possibile, e opportuno, farlo.
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