di Stefano Bergomi* ([email protected]) – Nella bella cornice del Museo Millemiglia di viale Bornata a Brescia si è svolta lo scorso 7 Marzo la “Prima del Valtenesi”.
L’appuntamento, ormai una consolidata abitudine, è stato promosso dal Consorzio Valtenesi per presentare la nuova annata del chiaretto, il vino rosato della Riviera del Garda Classico.
Quaranta le cantine espositrici per un evento che quest’anno è stato riservato ad un numero chiuso di partecipanti, viste le limitazioni imposte dalla pandemia, composto in via prioritaria da addetti ai lavori e sommelier.
Nei bicchieri è finito il frutto dalla vendemmia 2021, nuovo millesimo di produzione, da disciplinare commercializzabile già dal 14 Febbraio con il deblocage delle bottiglie stoccate.
Il chiaretto è ottenuto dai vitigni a bacca rossa tipici della zona di produzione, che va da Salò a Lonato, da Desenzano a Bedizzole, con vocazione di valorizzazione dell’autoctona uva groppello.
Il Valtenesi chiaretto è anche conosciuto come il “vino di una notte”, perché dopo la spremitura soffice il mosto viene lasciato a contatto delle bucce solo alcune ore, svinato alle prime luci dell’alba del giorno seguente, per permettere l’acquisizione del delicato rosa tenue che lo caratterizza.
Il 2021 è stata un’annata non troppo generosa nei quantitativi, mediamente inferiori del 30% rispetto al limite del disciplinare, ma con straordinaria integrità e sanità dei frutti, arrivati a piena maturazione dopo una prima parte di stagione iniziata a rilento.
Da segnalare l’attivismo del Consorzio nella promozione commerciale del prodotto. L’ultima iniziativa organizzata, ancora in corso, è stata promossa in collaborazione con il Gambero Rosso, un tour di cene e degustazioni partito lo scorso 22 Febbraio e che si concluderà il prossimo 1 Aprile 2022, presso ristoranti, pizzerie ed enoteche di Brescia, Milano e Roma. QUI il dettaglio delle serate.
Di seguito presento i personali appunti su alcuni dei vini degustati e un piccolo reportage fotografico realizzato durante l’evento.
Preafète cantina PODERE DEI FOLLI (Polpenazze del Garda)
Interpretazione in biologico con impronta predominante di groppello al 60%. Originale lo svolgimento di due macerazioni diverse, poi assemblate, una in pressa, con il fine di estrazione della delicatezza dei profumi, mentre la seconda in vasca (“salasso”), per ottenere maggiore struttura.
Nel bicchiere si è presentato con un nobile rosa tenue, luminoso. Fragrante al naso, con in evidenza alcune note agrumate, in particolare di pompelmo. In bocca si è rivelato già ottimamente equilibrato, pronto per l’assaggio, con una venatura di sapidità a renderlo intrigante.
A rose, is a rose, is a rose cantina CANTRINA (Bedizzole)
100% groppello, macerazione sulle bucce di 6 ore di acini interi seguita da pressatura soffice per ottenere il solo mosto fiore. Fermentazione e maturazione in vasche inox.
La signora Cristina Inganni me l’ha introdotto come l’ultima tappa del viaggio di evoluzione che ha compiuto la cantina, dalle originarie interpretazioni lontane dai disciplinari (il famoso “libero esercizio di stile” con il quale sono state etichettate alcune produzioni di vini fuori serie) alla riscoperta della territorialità più vera e autentica. E allora si al chiaretto, ormai da quattro anni, ma con scelta integralista di usare solo uve groppello.
Alla vista il colore è risultato delicato, con il nome del vino a richiamare il petalo di rosa.
A proposito, il disegno delle etichette è tutto selfmade (fatto in casa) by Cantrina.
Buon bouquet di profumi per un naso armonico tra la freschezza di piccoli frutti e accenni floreali, con un tocco di mineralità.
In bocca spicca per personalità e carattere, con una buona “spinta” nell’allungo retrolfattivo.
Costellazioni cantina CASCINA BELMONTE (Muscoline)
Blend in uvaggio di groppello (50%), barbera, sangiovese e marzemino. Spremitura a freddo in assenza di ossigeno. Botonnage pre e post fermentazione, con affinamento in sole vasche di acciaio.
L’interpretazione aziendale, votata al rispetto ambientale dei luoghi di produzione e alla naturalità del prodotto, ha portato alla vinificazione separata di 2 diversi appezzamenti (cru), con successiva unione in cuvée dei vini.
Il colore è risultato più carico rispetto ad altri assaggiati durante l’evento, di buona acidità e con un arricchito contesto aromatico, percepibile sia al naso che in bocca. Indubbio il taglio di gusto gastronomico ricercato nella produzione di questo vino.
Saclì cantina MONTE CICOGNA (Moniga del Garda)
Consueto blend in uvaggio tra groppello, sangiovese, barbera e marzemino. I terreni calcareo-argillosi dei vigneti aziendali regalano un vino leggiadro, spiccatamente giovanile anche se compiuto ed equilibrato, che oserei definire quasi “esotico” nel richiamo di alcuni profumi.
Interessante la proposta aziendale di commercializzare una cassa numerata con 3 vendemmie, l’ultima, la 2021, accompagnata dalle precedenti 2020 e 2019, in modo da permettere al consumatore la possibilità di apprezzare l’evoluzione nel tempo del chiaretto. L’assaggio delle “vecchie annate” conferma la felice mano aziendale nell’assicurare longevità ai propri vini, già sperimentata dal vostro cronista in precedenti assaggi con bottiglie di lugana.
Morena cantina ANTICA CORTE AI RONCHI (Bedizzole)
Groppello in predominanza al 60%, in uvaggio con gli altri consueti vitigni, tra i quali compare un originale saldo di rebo. L’impronta sembra però più connotata dagli argillosi terreni dei vigneti aziendali, tre diversi cru vinificati separatamente e poi uniti in cuvée, a regalare un vino di assoluto equilibrio, ma corposo, di struttura, quasi avvolgente in bocca.
Rosamara e Molmenti cantina COSTARIPA (Moniga del Garda)
I vini di Mattia Vezzola costituiscono un riferimento assoluto per l’intera denominazione della Valtenesi. Con il Rosamara si apprezza la caratteristica di gioventù (avevo già descritto il vino in questo vecchio articolo), mentre il Molmenti rappresenta la sfida, vinta, per dimostrare la possibilità di invecchiamento.
Il nome Molmenti costituisce il tributo all’ideatore, il senatore Pompeo Gherardo Molmenti, che iniziò fin dal 1896 la produzione del chiaretto.
Dopo la fermentazione, la maturazione di due anni in tonneau e tre in bottiglia, il vino si presenta con un rosa antico di particolare luminosità, ma anche con qualche riflesso ramato. Il naso è complesso, oltre a piccoli frutti rossi e sentori floreali si percepisce qualche nota di speziatura dolce. In bocca si impone da subito la struttura e la morbidezza, per poi affascinare con inconsueta freschezza e sapidità.
* Sommelier per passione
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