In pandemia a Carnevale… lo scherzo non vale | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Stiamo per avvicinarci al Carnevale e non possiamo non evocare quello di due anni fa, quando eravamo tutti pronti a sfilare nelle piazze con costumi colorati e coriandoli, ma, d’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, ci è piombato addosso il Covid-19 che ci rinchiusi in casa per lunghi mesi. Niente carri, niente stelle filanti, niente frittelle… solo isolamento, paura e lutto

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

di Doriana Galdrisi* – Stiamo per avvicinarci al Carnevale e non possiamo non evocare quello di due anni fa, quando eravamo tutti pronti a sfilare nelle piazze con costumi colorati e coriandoli, ma, d’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, ci è piombato addosso il Covid-19 che ci rinchiusi in casa per lunghi mesi. Niente carri, niente stelle filanti, niente frittelle… solo isolamento, paura e lutto.

Invece questo Carnevale 2022 verrà, per fortuna, vissuto in maniera diversa, se non altro perché non c’è più alcun lockdown… e poi, che scherzo il destino: proprio quando ci si maschera ora, al contrario ci si… smaschera!

Eh sì, perché dall’11 febbraio non c’è più l’obbligo di mascherine all’aperto!

Certo, sono mascherine con significati profondamente diversi: quelle colorate, fantasiose, buffe, di Carnevale mettono allegria, al contrario quelle per protezione dal virus suscitano angoscia, anche se, dopo ormai due anni, sono diventate un’abitudine e, quindi, accettate.

Questo si vede molto bene passeggiando per la città, poiché i dispositivi di protezione sono ancora sui volti di molte persone.

I media locali, nei giorni passati, ci hanno proposto interviste ai bresciani incontrati nelle strade e nelle piazze con ancora indosso le mascherine. “Per abitudine”, “Perchè è più comodo tenerla piuttosto che metterla e toglierla entrando e uscendo dai luoghi chiusi”, “perché ancora non mi fido”, “perché così mi copre il naso grosso” sono state alcune delle motivazioni addotte dalle persone intervistate. Io stessa, intervistata da giornalisti di media locali, in quel momento indossavo la mascherina e, quando mi è stato chiesto il perché, ho risposto che mi sembrava più sicuro.

Altro scherzo che, più che dal Carnevale in arrivo ci è giunto dal nostro governo, è stata l’iniziale esclusione del bonus psicologo dalla serie di ristori per i cittadini che necessitano di supporto e aiuto psicologico.


Quando si è diffusa la notizia che nessuno stanziamento sarebbe stato riservato alle cure psicologiche, tutti, io per prima, siamo rimasti attoniti.

Sì, perché per capire la necessità di questo ristoro basta guardare gli studi e gli ambulatori, che sono letteralmente pieni di persone che non stanno bene, a partire dai bambini e dai ragazzi, ma in generale uomini e donne sono travolti da ansie, timori, paure, tensioni e molte sono le situazioni che, in molti casi, individuano un vero e proprio disagio postraumatico da stress.

Certo, il dolore profondo, quello “sordo”, che scava solchi nell’anima e nella mente, spesso non è visibile agli occhi. Ciò, tuttavia, non significa che non ci sia. Tutt’altro.

Un esempio su tutti è il fenomeno del “cutting”, ovvero quell’autolesionismo, sempre più diffuso tra i nostri giovani che praticano sui propri corpi ferite di vario tipo, tagli, bruciature… e lo fanno volontariamente. Lesioni che non si vedono, perché coperte dagli abiti, ma che ci sono… eccome se ci sono, e rappresentano un grido soffocato di dolore che potrebbe non solo non essere visto, ma anche, soprattutto, non venire accolto se non si coltivasse una cultura del benessere e, quindi, dell’importanza di ‘accudimento’ della nostra mente, così decisiva nella qualità percepita della nostra vita.

Il cutting è solo un esempio tra i tanti che si potrebbero fare sul fatto che chi sta male non sempre viene visto né riconosciuto dagli altri.

E infatti, che alla domanda: “come va?” la risposta più frequente sia: “tutto bene”, ce la dice lunga di come molto spesso non siamo in grado né di esprimere, né di condividere la nostra reale condizione psicologica. Il “tutto va bene” è spesso una frase sbrigativa e non indicativa di un reale andar tutto bene.

Il disagio generale che moltissime persone stanno vivendo è quantitativamente diffuso e marcato, e c’è il rischio che proprio tale malessere generalizzato comprometta i processi di adattamento e quindi l’utilizzo delle importantissime risorse di coping, cioè tutte quelle modalità costruttive e proattive che ciascuno di noi attiva nelle situazioni di crisi e nelle difficoltà.

L’attuale fase del ciclo pandemico richiederà un massiccio ricorso alle capacità di tenuta e di riadattamento, perché si prospetta un periodo in cui si dovrà, per molti versi, riprogettare sia lo stile che la conseguente qualità della propria vita.

Lo stesso presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, il dottor David Lazzari, nel commentare positivamente la decisione di inserire il bonus psicologico tra i ristori, ha diffuso alcuni dati: “nella popolazione generale come sintomi depressivi siamo al 31%, come sintomi ansiosi al 32% e come “distress” al 41%. Con la pandemia sono poi nate delle sotto-popolazioni, come quella che ha “fatto la quarantena” ed è al 38% di sintomi depressivi e al 57% di ansia. Drammatico il quadro degli under 18, dove come sintomi post traumatici siamo al 48%. Al netto del 4,5% di popolazione che ha disturbi mentali veri e propri, nel complesso un 30% degli adulti da noi presenta una situazione di malessere, disagio, fatica o dolore psicologico riconducibile a “distress”, cioè a una condizione di stress abbastanza accentuata”.

Vi riporto solo un secondo studio, che rende ancor più dettagliato il quadro della situazione:

secondo un’indagine sul benessere psicologico dei lavoratori italiani condotta da Bva Doxa per Mindwork (prima società italiana di consulenza psicologica online specializzata in ambito aziendale) e resa nota a fine gennaio, ansia e insonnia colpiscono il 50 per cento dei lavoratori italiani.

E’ dunque innegabile la diffusione della richiesta di aiuto e, per fortuna, il governo ha fatto marcia indietro (se fossimo su un campo di calcio diremmo che ha fatto gol in zona Cesarini!) e, alla fine, ha previsto il bonus psicologo per i cittadini italiani.

Tutti noi avremo così un sostegno in più per poterci prender cura delle nostre vite, della nostra psiche e, cosa importantissima, IN ASSENZA DI UNA DIAGNOSI DI PATOLOGIA MENTALE. Questa sottolineatura è fondamentale, perché fa capire come il disagio attuale sia reattivo a condizioni eccezionali di stress e di problematicità di vita e che, quindi, la difficoltà a sostenere tale carico emotivo, psicologico, relazionale, sia gravosa per tutti, anche per coloro che magari hanno retto bene fino ad oggi.

Come si poteva diversamente ritenere che oltre il 30 per cento degli Italiani avesse malattie mentali?!?! Per fortuna c’è stato un cambio di passo e un chiarimento messo nero su bianco.

Accordare il BONUS PSICOLOGO significa lanciare un segnale forte che indica quanto sia diffusa, oggi, una condizione definita psico-pandemia. Si tratta di un momento in cui  i lutti, i problemi derivanti da violenze DOMESTICHE, le perdite del lavoro, l’isolamento, la solitudine che abbiamo subito ci ‘presentano il conto’!

Tuttavia, ciò che si ha di fronte è altresì uno scenario denso di interrogativi e, spesso, di grandi insicurezze. Siamo in una fase di passaggio che non è certo indolore.

Proprio nel momento in cui sarebbe possibile “tirare un sospiro di sollievo” dal punto di vista epidemiologico, poiché la curva pandemica si flette ogni giorno di più e le restrizioni sono, in parte, decadute poiché non più così necessarie… ebbene proprio in questo momento di apparente alleggerimento della situazione sanitaria, siamo stati travolti da altri gravi problemi, in primis i rincari e l’aumento vertiginoso del costo della vita.

E’ come se un detenuto, appena uscito dal carcere, nel momento in cui esce dal portone del penitenziario fosse travolto da un auto di passaggio!

Sì…. è così che ci sentiamo, perché, in un certo senso, noi stessi abbiamo vissuto questo periodo come in una sorta di galera, quella imposta dall’ingresso nelle nostre vite del Coronavirus con tutte le conseguenze che ne sono derivate.

Proprio nel momento in cui iniziamo ad uscire da questa gabbia, è come se ci arrivasse addosso un tir, a causa degli zeri e delle cifre di bollette & Co.

Tutto questo rende le persone ancora più fragili: oltre alla sensazione, che diventa anche concreta, di forte riduzione del potere d’acquisto, vi è anche il timore di non riuscire ulteriormente a mantenere la propria attività lavorativa.

Ciò comporta l’insorgere di problematiche psicologiche che, in molti casi, si riassumono in quella che viene definita “aporofobia”, cioè la profonda angoscia legata alla paura di diventare poveri e di non poter condurre una vita umanamente dignitosa. Questo è sicuramente uno degli aspetti più impellenti da considerare oggi.

Avere la possibilità del BONUS PSICOLOGO ha un forte potere sia di rassicurazione sia di percezione di tutela verso chi ha bisogno di aiuto.

Vale proprio la pena di dire – come nella famosa canzone di Bob Dylan! – :“THING HAVE CHANGED !”,…… LE COSE SONO Cambiate! .

E dunque, se le cose sono cambiate… allora “CHANGE ONE THING : CHANGE EVERYTHING ”, CAMBIA UNA SOLA COSA E CAMBIERAI TUTTO!

È questo il famoso motto, in fisica, riferito al cosiddetto “butterfly effect”, ovvero all’“effetto farfalla”, principio in base a cui una decisione presa, una azione semplice, una piccola variazione introdotta, ha il potere di produrre grandi ed importanti cambiamenti e risultati nel breve e lungo periodo.

Questo è ciò che ci serve avere presente ora, ovvero che il riuscire a cambiare anche di poco la prospettiva su ciò che viviamo ci può aiutare moltissimo ad orientare il nostro viaggio di vita su risultati migliori.

A tale proposito, se lo desiderate, cari lettori, potete ascoltare il podcast qui di seguito e che ho appositamente preparato per voi su tale attitudine mentale!

Ringrazio, a titolo personale e della categoria professionale alla quale appartengo, tutte le persone che, con la propria firma e la propria convinzione, hanno sostenuto la richiesta di inserimento del BONUS PSICOLOGO nel pacchetto dei ristori.

Questo è un riconoscimento, oltre che del valore della nostra professione ( già da tempo, peraltro, equiparata a quella sanitaria) , anche del fatto che dai dolori si può guarire, che le ferite possono rimarginarsi e che è possibile, oggi, ritrovare un passo e una direzione di vita positivi e costruttivi.

In altre parole migliori.

Grazie per l’attenzione e appuntamento tra due settimane.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

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