🔴 Baby gang e locale bruciato a Ghedi, le Iene: infame gesto intimidatorio

Nel testo, le Inee auspicano che "le forze dell’ordine facciano chiarezza e identifichino al più presto possibile i responsabili". Invitano gli spettatori a non fare accuse generalizzate agli stranieri (della gang farebbero parte anche italiani) e sottolineano che fenomeni come quello delle babygang vanno contrastati anche con azioni positive.

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Il servizio delle Iene dedicato al MiVida di Ghedi, vittima di una babygang, screen

“Un infame gesto intimidatorio”. Così gli autori della trasmissione tv Le Iene descrivono sui social quanto accaduto a Ghedi, dove l’ingresso del locale MiVida è stato dato alle fiamme dopo un servizio in cui il titolare, Yuri Colosio, ha raccontato di essere da mesi oggetto di attacchi violenti e provocazioni da parte di una babygang locale.

Nel testo, le Inee auspicano che “le forze dell’ordine facciano chiarezza e identifichino al più presto possibile i responsabili”. Invitano gli spettatori a non fare accuse generalizzate agli stranieri (della gang farebbero parte anche italiani) e sottolineano che fenomeni come quello delle babygang vanno contrastati anche con azioni positive.

Una linea che rispecchia quella del sindaco Federico Casali, il quale – in una nota – ha tenuto anche a sottolineare che il problema non riguarda soltanto Ghedi.

IL POST DE LE IENE

Ieri è andato in onda il servizio di Giovanna Nina Palmieri “Nel mirino della baby gang”: Yuri il proprietario del bar di Ghedi aveva subito più volte, insieme ad altri locali della zona, degli attacchi da parte di una baby gang e ci aveva scritto chiedendoci una mano, esasperato dalla situazione e gridando il suo diritto a lavorare tranquillo.
Poco dopo la messa in onda del servizio però è accaduto un atto gravissimo: Yuri ci ha contattato disperato e ci ha detto che qualcuno aveva dato fuoco al suo locale.
Un infame gesto intimidatorio che va condannato senza se e senza ma: adesso speriamo che le forze dell’ordine facciano chiarezza e identifichino al più presto possibile i responsabili.
Yuri ha prontamente denunciato anche stavolta e noi continueremo ad essere al suo fianco, così come ci ha chiesto di fare fin dal primo momento in cui ci ha scritto.
Ovviamente per chi si macchia di questi reati sono previste delle sanzioni da parte della legge, ma siamo convinti che non si possa ridurre il tutto ad una considerazione meramente repressiva. Al netto dell’infamia accaduta a Yuri lo ribadiamo ancora una volta: come società civile abbiamo dei doveri, uno di questi è “ascoltare” la rabbia e la violenza gratuita che circola tra i nostri ragazzi, un ascolto che si deve tradurre in una ricerca di soluzioni che tendano ad individuare la causa del disagio, perché spesso la violenza è sintomo di un disagio represso, sintomo che qualcosa non sta funzionando.
In alcuni vostri commenti abbiamo letto “sono tutti stranieri, è colpa loro”, e invece no, vi diamo una notizia: ci sono anche tanti italiani; abbiamo letto di immondizia umana da gettare via… abbiamo letto che la soluzione è rispondere con la violenza. No, non si cura questa ferita rispondendo con odio. No, non serve a nessuno. Oltre che con le sanzioni della legge alla violenza si risponde con la cultura, con l’integrazione, con progetti di inclusione e riqualificazione.
Bisogna coinvolgere le famiglie, le scuole e tutti i luoghi dove si costruisce una società, e dove i giovani imparano ad essere dei cittadini.
Siamo noi l’esempio dei nostri giovani, e rispondere alla violenza con la violenza rende semplicemente le nostre vite peggiori…
Grazie per i tantissimi messaggi di solidarietà, vi terremo aggiornati su quanto sta accadendo a Yuri. #leiene

Il servizio delle Iene dedicato al MiVida di Ghedi, vittima di una babygang, screen


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