🐱 Selvatico, ferale e addomesticato: che differenza c’è? | 🐶 ANIMALI & ANIMALI /66
di Sara Ferrari – Dopo la fermata natalizia l’aroma del quotidiano con le sue sveglie e gli ingorghi è ritornato a presentarsi nei suoi colori. Probabilmente in quei giorni di maggior relax abbiamo avuto la possibilità di coccolare i nostri compagni di casa, pennuti o pelosi che siano. Ognuno di loro, oltre alle caratteristiche della specie di appartenenza, ha una propria peculiarità. Già, così possiamo avere un cane giocherellone o decisamente pigro, un micio estremamente affettuoso o eccessivamente permaloso e queste caratteristiche spesso nel linguaggio comune fanno sì che vengano definiti come animali dalla verve più “selvatica” se mal sopportano le coccole, o particolarmente “domestici” se ci stanno vicini – vicini ad ogni passo. Ma il vero significato di domestico qual è? La differenza tra selvatico e addomesticato? E tra addomesticato e ferale? E a Brescia quali specie appartenenti a queste categorie possiamo incontrare?
Conoscere la differenza permette di capirli e rispettarli.
Cosa si intende per “selvatico?”
Quando pensi a un animale selvatico puoi pensare a piccoli animali come topi, ratti e uccelli o animali più grandi come lupi e tigri. Un animale selvatico è quello che attraversa la sua intera vita senza alcun bisogno di intervento umano, né direttamente né attraverso alterazioni del suo ambiente. Non si affida alle persone per il cibo o per gli altri bisogni e può infatti passare attraverso tutto il suo ciclo di vita senza mai entrare in stretto contatto o vedere un essere umano. I termini “selvaggio” e ” randagio” sono spesso usati in modo intercambiabile tuttavia, il termine “randagio” implica una precedente storia di vita a fianco degli umani e indica che un tale animale potrebbe essere in grado di ritornare a uno stato domestico con relativa facilità.
Cosa si intende per “ferale?”
Un animale che è ferale è un animale di una razza o di una specie che è stata precedentemente addomesticata e ha il permesso di ritornare in uno stato naturale. Questo viene identificato in base alla razza. Cioè non potrà essere ferale una tigre perché appartiene ad una specie selvatica che mai è stata addomesticata mentre altri animali come cani e gatti, ad esempio, se randagi si definiscono ferali.
Cosa si intende per “addomesticato?”
L’addomesticamento di un dato animale è un processo che interferisce con il naturale ciclo vitale dello stesso attraverso la selezione artificiale. Il genere umano è abile a modificare i comportamenti di certi tipi di animali per soddisfare le proprie esigenze e offrire benefici alle persone e questo spesso inizia con una relazione simbiotica proprio con un animale, addomesticandolo appunto, e nel corso di diverse generazioni genera l’addomesticamento.
Questo processo può essere visto nella nostra storia più antica di addomesticamento di cani e gatti; i gatti davano beneficio agli umani aiutando a tenere sotto controllo la popolazione dei roditori. I cani, con la loro propensione alla caccia e alla protezione, si avvicinavano alle abitazioni umane per una fonte di cibo gratuita contribuendo nel contempo a difendere la terra dalle minacce e lavorando a fianco dei cacciatori umani.
L’addomesticamento attivo degli animali genera modifiche sia a livello mentale che a volte fisico poiché nel tempo l’animale in questione non serve solo a uno scopo per le persone ma diventa dipendente dall’uomo stesso per risorse varie come il cibo e il rifugio modificando così nei secoli parti del corpo. La maggior parte degli animali domestici che hanno più generazioni di storia vissute accanto a persone non sarebbero in grado di prosperare in natura se rilasciati e ciò è dovuto sia ai cambiamenti appresi che agli aspetti evolutivi di questa convivenza. Tuttavia, ci sono specie come gli uccelli da giardino che possono diventare abbastanza addomesticati da nutrirsi da vicino e perdere parte della loro paura delle persone ma sono ancora considerati molto lontani dal diventare addomesticati. E’ possibile affermare che la domesticazione è stata da sempre considerata un “ottimo affare” per gli esseri umani che hanno utilizzato cani, pecore, cavalli come tecnologie viventi.
In linea generale, per fare un esempio, le differenze tra cani di proprietà addomesticati, ferali e selvatici (in questo caso lupi) sono correlate ad un elemento principale: la distanza dall’uomo.
Il territorio della provincia di Brescia con la sua estensione che rappresenta lo 0,05% del territorio europeo ci delizia con numerosi e diversi abitanti del mondo animale. Decine di specie vivono nelle grotte delle nostre Prealpi. E poi ci sono volpi, cervi, ricci, moscardini, rapaci notturni e pesci. Il carpione (Salmo trutta carpio) per esempio è un pesce della famiglia dei salmonidi che trova il suo habitat nel lago di Garda e si trova solo lì, unico al mondo. Queste sono alcune delle varietà di animali selvatici tipici delle zone bresciane mentre pensando ad animali ferali ed addomesticati sicuramente cani e gatti sono le principali tipologie presenti a fianco dei bresciani, affiancati da canarini, tartarughe e cavalli.
Per cui ora quando definiamo un animale selvatico dobbiamo ben ricordarci che proprio in riferimento alla sua selvaticità non dobbiamo abituarlo alla nostra presenza, non dobbiamo farlo avvicinare per dargli cibo. Per quanto sia coccoloso un cerbiatto, in quel preciso momento in cui la distanza tra noi e lui diminuisce, stiamo generando un rischio. Un rischio per la sua salute e per la sua indipendenza in natura perché purtroppo altre persone emulando questo gesto, spesso per un fine instagrammabile, lo renderanno un anello debole della sua specie con i vari rischi che ne conseguono tra cui, ad esempio, l’avvicinamento a centri abitati alla ricerca della figura umana che offre cibo con la possibilità di incidenti stradali gravi per la sua incolumità.
Il rispetto passa dalla distanza.
LINK UTILE: Società Italiana di Etologia http://www.sie-etologia.it
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CHI SONO?
Sara Ferrari… Laurea presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Brescia come educatore e specializzazione in colloqui clinici ed attività consultoriali presso l’Università Cattolica passando per il corso di perfezionamento in Psicologia Clinica perinatale. La formazione professionale improntata agli studi psico-socio-educativi è stata applicata lavorando in servizi formativi ed educativi, in particolare in centri rivolti a minori per prevenzione del disagio ed alle famiglie per interventi di riduzione dell’abbandono scolastico.La passione per il gioco con gli animali, che sono per me la dimensione della pace, insieme all’attrazione per l’osservazione e la comunicazione sono i fuochi che mi animano.
PER SEGNALAZIONI, PROPOSTE E SUGGERIMENTI SCRIVETE A: Sara.ferrari757@gmail.com
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