I nomi dei protagonisti dello scambio di battute non contano. Ma il dibattito che è avvenuto nelle scorse ore su un noto gruppo Facebook è emblematico di come sulla questione tamponi la situazione sia di forte criticità, sia sul versante degli utenti, sia su quello sanitario.
“È veramente vergognoso che una città come Brescia faccia fare 5 ore di coda a dei bambini piccoli per fare un tampone molecolare”, così ha scritto una mamma, lamentandosi delle code interminabili alla Fiera di Brescia e della difficoltà di gestire la lunghissima attesa in auto con i bambini (“thermos, coperta, giochi, dopo 3 ore avevano finito l’acqua…”). Una rabbia condivisa da molti (in calce allo stesso post, ma anche in numerosi altri messaggi comparsi sui social) e testimoniata dal fatto che in tutta la provincia la viabilità attorno ai centri-tamponi è andata in tilt.
Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, quello dei sanitari costretti a confrontarsi ogni giorno con le difficoltà degli utenti e con le proprie, fatte di tensione e turni di lavoro interminabili.
A testimoniarlo è un’infermiera dello stesso hub, che ha risposto nei commenti a quel post. “Scusate l’intrusione – ha scritto – io lavoro in questo hub come infermiera, al freddo, al gelo, alle intemperie o al caldo torrido a respirare idrocarburi !purtroppo non c’è modo di smaltire le code in tempi ragionevoli, ognuno di noi lavora con una media di 10 ore al giorno. Capiamo le vostre difficoltà ma i tamponi sono veramente tanti, si parla di 1600 al giorno (stima per difetto). Mi fa male sentire la parola ‘vergognoso'”.
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