Le conseguenze della frana di Tavernola, sul Sebino, dello scorso febbraio e la scossa di terremoto registrata nella Bergamasca sabato 18 dicembre fanno ancora paura, ma ora Regione Lombardia ha imposto lo stop delle attività di brillamento mine nella miniera Ca’ Bianca di Parzanica da parte del noto cementificio di Tavernola.
I timori dei residenti, dei rappresentanti dei 16 comuni del lago e delle associazioni ambientaliste si sono fatti sentire, ma a farla da padrone sono stati soprattutto gli esiti del monitoraggio dell’area che evidentemente hanno restituito una situazione non propriamente tranquilla. La Regione non ha potuto rimanere in disparte considerando i rischi che la zona corre (e che con tutta probabilità si sono aggravati con l’ultimo evento sismico). Nel documento redatto dalla Regione e trasmesso alle istituzioni locali e all’azienda interessata si legge: «Considerata la necessità di valutare l’andamento del fenomeno franoso sul monte Saresano a seguito dell’evento sismico del 18 dicembre, e non potendo escludere che ulteriori fenomeni di assestamento possano verificarsi, nelle more della consegna delle analisi dei consulenti regionali incaricati dello studio sul dissesto del monte Saresano e vista la prescrizione ai sensi della quale le attività di test e le eventuali attività di coltivazione successive dovranno essere interrotte immediatamente qualora tale indicazione fosse comunicata da Regione Lombardia sulla base delle indicazioni dei consulenti incaricati, anche sulla base delle rilevazioni del complesso sistema di monitoraggio attivo del corpo di frana, si prescrive la sospensione delle attività di brillamento delle volate previste dal programma approvato con decreto regionale del 27 luglio fino a nuova indicazione».
La misura adottata fa tirare quindi da un lato un sospiro di sollievo, dall’altro però spinge a più di una riflessione perchè i pericoli – tra i quali un pauroso “tsunami” nelle acque del Sebino e lo smottamento in acqua di materiali dello stesso cementificio – erano stati paventati già prima del recente sisma e preoccupavano sia la sponda bergamasca del lago sia quella bresciana. La frana stava continuando in un lentissimo e progressivo movimento e il proseguire delle attività di estrazione del cementificio, con cariche esplose settimana dopo settimana, non aiutava di certo a migliorare la situazione.
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