🔴🔴🔴 Estorsioni e usura anche a Brescia: arrestate 14 persone vicine alla ‘Ndrangheta |*️⃣AGGIORNATO
Nelle prime ore del mattino di oggi, nelle province di Brescia, Milano, Cremona e Ascoli Piceno, la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri e la Guardia di Finanza di Brescia, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, hanno eseguito 14 misure cautelari (di cui 12 in carcere e 2 ai domiciliari) nei confronti di altrettanti soggetti “contigui ed inseriti in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso (‘ndrangheta) e gravemente indiziati, a vario titolo, di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso”.
Inoltre, il Comando provinciale dei Carabinieri di Brescia ha eseguito due ulteriori arresti (uno a carico di un uomo collegato ad ambienti di natura ‘ndranghetista) per estorsione e – nello stesso contesto operativo – sono state effettuate 20 perquisizioni, con il sequestro preventivo di 77.540 euro, ritenuti profitto di usura.
L’attività degli investigatori – diretta dal Sostituto procuratore della Repubblica Roberta Panico della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, con i colleghi Erica Battaglia e Carlotta Bernardini – ha documentato, anche durante il lockdown, “condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche in danno di imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazioni di esposizione a rischio per l’incolumità individuale”.
In particolare, le indagini dell’operazione Atto Finale hanno permesso di infliggere un duro colpo ad un’importante cosca, che rappresenta un casato di ‘ndrangheta tra i più antichi e potenti della Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, infiltrata nel tessuto economico bresciano.
In alcuni casi, è stata provata “una vera e propria vendita di denaro a condizioni usurarie ad un imprenditore del Nord in difficoltà economiche, cercando di assicurarsi la certezza del rientro dell’investimento con i convincenti sistemi propri del metodo mafioso e dunque consentendo il conseguimento di fonti parassitarie di reddito”. In questo contesto, alcuni imprenditori in difficoltà avrebbero manifestato difficoltà a rispettare le scadenze dei pagamenti, istanze a cui il gruppo avrebbe risposto con la fotografia dell’esterno delle abitazioni degli imprenditori.
Inoltre, nell’ambito delle indagini, sono emerse frodi fiscali, perpetrate anche attraverso l’utilizzo di decine di società “cartiere” italiane ed estere, che avrebbero assicurato un finto giro di affarmi per decine di milioni di euro.
+++ ARTICOLO ORE 9.44, AGGIORNATO ORE 12.07 +++
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