Sta generando scalpore in tutta Italia la vicenda venuta a galla nelle scorse ore, che riguarda la brutale aggressione ai danni di una 15enne da parte di un gruppo di coetanee avvenuta nella zona di San Polo a Brescia. Il caso è infatti stato ripreso dai media locali e nazionali e online il dibattito sull’accaduto è particolarmente rovente.
Un giornalista Rai ha postato messaggi in gruppi Facebook per chiedere “video e testimonianze” (segno che se ne parlerà ancora nei prossimi giorni), diversi telegiornali nazionali si sono già occupati della vicenda e praticamente tutti i giornali del Paese – non solo nelle versioni online – hanno riportato la notizia (Corriere, Repubblica, Fatto Quotidiano, Fanpage, Sky, Rai, Rai News e il Mattino, solo per citarne alcuni).
A scatenare tanta attenzione non è stata soltanto la morbosità dei media, ma anche la particolare rilevanza dei fatti, che coinvolgono ragazzine giovanissime e in apparenza senza gravi problemi sociali alle spalle. Insomma: le “nostre” figlie.
I fatti, che hanno condotto all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale per i minorenni di Brescia nei confronti delle assalitrici, risalirebbero allo scorso aprile, quando il gruppetto avrebbe aggredito la coetanea per via di una sua presunta frequentazione con l’ex fidanzato di una delle sette. Ma in precedenza, a febbraio, la 15enne sarebbe stata aggredita (se pure in modo meno violento, senza rimanere ferita) anche in piazza Loggia. Le giovanissime, inoltre, hanno reso pubblici i loro comportamenti sui social, diffondendo via Whatsapp video e immagini degli episodi di molestie alla vittima
Tre delle responsabili dell’aggressione e degli atti persecutori sono ora ai domiciliari affidate ai genitori con divieto di uscire di casa se non per recarsi all’ufficio dei servizi sociali minorili e a scuola, una si trova in comunità e altre tre non sono imputabili perché hanno meno di 14 anni.
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