A Riva del Garda 110 rifugiati dall’Afghanistan, il sindaco: non fotografateli
Il disperato esodo della popolazione afgana in seguito ai drammatici eventi che in queste settimane si stanno registrando nel Paese ora in mano ai talebani ha toccato anche Riva del Garda.
Sono infatti 110 i profughi che il comune che si affaccia sul lago nella provincia trentina sta ospitando offrendo un primo aiuto. Come spiega la sindaca Cristina Santi sui social, le 110 persone (fra cui anche minori), che «scappano da una situazione di disperazione autentica», sono al momento in quarantena «controllati dal punto di vista sanitario e accuditi per quanto possibile» in una struttura di proprietà dell’esercito.
Al termine del periodo di isolamento i rifugiati che ora si trovano a Riva saranno smistati sul territorio nazionale secondo le indicazioni del Ministero dell’Interno che si occuperà di tutte le procedure connesse all’accoglienza. Solo in un secondo momento quindi si potrà pensare di offrire ulteriore aiuto a queste persone, collaborando con la Croce Rossa e con le altre associazioni che operano sul territorio.
Come ricorda GardaPost, sindaca e vicesindaca di Riva del Garda, al momento dell’arrivo dei rifugiati, hanno lanciato un appello ai cittadini invitandoli a non scattare foto né registrare video: ciò sia per una questione di sicurezza nei confronti dei profughi e dei loro familiari – che potrebbero essere riconosciuti nelle immagini – sia per rispetto del loro dramma.
Riportiamo di seguito il messaggio che la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi ha pubblicato sui social.
«Ci sono cose che non si possono non dire.
Io stamattina non posso non dire che gli occhi di una bimba afghana arrivata qui nella base di addestramento a Riva del Garda non li dimenticherò mai, per tutta la vita.
Occhi spauriti, terrorizzati eppure nonostante tutto pieni di speranza che mi hanno commossa, profondamente.
Sono arrivati in tutta Italia e anche a Riva, e scappano da una situazione di disperazione autentica, terribile, scappano dal terrorismo islamico.
Attualmente sono in quarantena, controllati dal punto di vista sanitario e accuditi per quanto possibile.
Ho parlato con la Croce rossa chiedendo cosa sia possibile fare per rendere il soggiorno di queste persone il meno triste possibile a migliaia di chilometri di distanza da casa.
Sarà perciò la Croce rossa a fornire una lista delle reali necessità, e dopo, solo dopo, in base alle indicazioni che ci saranno fornite, troveremo un accordo con le associazioni per inviare i generi di cui c’è reale bisogno, senza iniziative che magari, pur nell’encomiabile slancio positivo, non sono realmente utili e che rischiano anzi di creare confusione o di sovrapporsi.
Al termine della quarantena, queste 110 persone saranno smistate sul territorio nazionale.
Ci è stato chiesto, come Riva del Garda, se sarà possibile dare una mano a una piccola quota parte di loro anche dopo.
Se sarà possibile, ovviamente con tutte le garanzie del caso, il Comune farà la propria parte.
Grazie intanto a tutte e tutti voi cittadini per il sostegno e la bella prova di solidarietà! ».
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