di Sara Ferrari – Il turismo con gli animali è un’industria complessa. Molte attività del turismo che hanno a che fare con gli animali in realtà sono nocive per queste creature.
Il termine nasce nel 1988 dall’architetto messicano Hector Ceballos-Lascurain che definisce l’eco-turismo come «Viaggiare in aree naturali relativamente indisturbate o incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzare lo scenario, le sue piante e animali selvaggi”.
Chi fa turismo in natura spesso pensa di fare turismo sostenibile solo perché si trova in un contesto naturale, ma così non è. L’eco-turismo è ridurre al minimo il proprio impatto, facendo turismo sostenibile in natura.
A proposito di impatto, secondo i dati del WTTC (World travel & tourism council), prima della pandemia ogni anno al mondo viaggiavano 1,3 milioni di persone e ciò comportava un forte impatto ambientale: annualmente circa 550mila animali erano allevati dall’industria del turismo, sfruttati e spesso abusati nelle loro abitudini con lo scopo di appagare turisti.
Perché non sempre ciò che viene presentato come etico nella pratica lo è. Purtroppo.
Se la situazione sanitaria ci permette di viaggiare con più serenità è bene sapere come scegliere e come capire se le azioni che stiamo facendo siano realmente un bene per l’animale.
Generalmente il turismo etico di cui si sente parlare è legato all’animale selvatico. E’ un modo per conoscere e vedere da vicino specie appunto selvatiche contribuendo, attraverso il costo del nostro all’alloggio ad esempio, a sostenere spese e diversi oneri economici che possono gravare su associazioni locali che si occupano di animali protetti in situazioni particolari.
Numerose sono le specie che sono positivamente influenzate dai turisti mentre per altre i turisti sono nocivi e pericolosi. Ciò che caratterizza questo settore turistico è la generale disinformazione del turista. Dobbiamo essere in grado di capire quali realtà sono etiche.
Quanti bresciani hanno fatto o intendono fare del turismo etico?
La prima domanda da porsi è: Perché voglio fare questo tipo di vacanza?
Se la risposta onesta è per un bisogno instagrammabile di foto o per la necessità di essere protagonisti di un’esperienza selvaggia o ancora per l’opportunità di accarezzare una tigre, toccare il corno del rinoceronte o passeggiare con il leone…ecco siamo decisamente sulla strada sbagliata che inevitabilmente ci porterà a scegliere tour e tour-operator che poco hanno a che fare con il vero turismo etico ed eco-turismo.
Dobbiamo informarci, osservare e non accettare a scatola chiusa la convinzione che se un animale è nel parco stia bene in quanto sicuramente curato e coccolato. E’ importante raccogliere informazioni per evitare di alimentare associazioni che lucrano su queste attività ma non fanno affatto il bene degli animali. Infatti potrebbe essere che il leone non si è addormentato ma è stato sedato, che i fenicotteri non volino perché hanno le ali “pinzate” e molto probabilmente i grandi rettili si possono avvicinare e toccare perché è stata abbassata la loro temperatura corporea in modo da renderli più “manipolabili”. Trucchi del mestiere. Macabri, ma esistenti. Chiediamoci, ma davvero un elefante in totale libertà si sdraierebbe per farsi coccolare la pancia da un uomo? O ancora, in piena savana si diletterebbe a dipingere un quadro con il pennello nella proboscide o si avvicinerebbe per permetterci di cavalcarlo? E realmente una tigre si farebbe portare al guinzaglio davanti a numerosi turisti che la scioccano con flash impazziti? E poi pensiamo alle malattie che noi possiamo trasmettere agli animali ma anche ricevere, le zoonosi.
Bene, per capire se quello che stiamo facendo è responsabile dobbiamo verificare che le guide che ci accompagnano nel tour siano etiche osservando alcuni aspetti:
Esistono queste sane realtà ed è sufficiente informarsi prima di scegliere, nel mondo e in Italia. Qui vicino a casa nostra il Parco Natura Viva è considerato un ottimo ambiente a livello europeo. Contattiamo etologi, chiediamo a chi ne sa di più quali aspetti osservare e se la struttura dove vogliamo recarci offre una sana qualità di vita agli animali che ospita.
Ricordiamoci che fare eco-turismo significa avere voglia di integrarsi in maniera autentica nei luoghi visitati producendo un impatto 1 (poiché sappiamo bene che l’impatto 0 è impossibile). Quando la voglia di conoscere è vinta dal bisogno di possedere stiamo superando il limite sano che protegge la fauna selvatica perché pur di…una foto, una carezza, una vicinanza potremmo essere disposti a tutto. Così ci lasciamo attirare da esperienze forse folcloristiche, ma non responsabili. E creiamo il turismo degli animali, che di etico ha ben poco.
http://www.cittadiniecologisti.it/ecoturismo
https://www.eticoscienza.it/linee-guida-del-turismo-eco-sostenibile/
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