Sono già oltre 1.300 le firme raccolte in calce all’appello “Liberiamo Tavernola dal cementificio” lanciato da Legambiente del basso Sebino e indirizzato al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Lombardia per chiedere “la chiusura del Cementificio e la cessazione delle escavazioni”. A indicarlo è una nota inviata poco fa dal gruppo guidato da Dario Balotta.
“Esaminando l’Autorizzazione Integrata Ambientale della provincia di Bergamo – sottolinea il comunicato – emerge che sono numerosi e in quantità consistenti i materiali necessari per la produzione del cemento stoccati nell’impianto. C’è dunque da notare che nei giorni dell’emergenza frana non sono stati considerati i potenziali rischi oltre a quelli sulle abitazioni di Vigolo e sul cementificio posto sotto il monte Saresano, (…e in particolare, ndr) non è stato invece preso in esame il pericolo di una caduta della frana sui magazzini, che provocherebbe una enorme e soffocante nuvola di polveri e potrebbe interessare anche il deposito di ammoniaca”.
“La spada di Damocle della frana sul lago, oltre che interessare la sicurezza degli abitanti pende anche sulle acque del lago (…). Un motivo in più – conclude Legambiente – affinchè le autorità non concedano più la riapertura del cementificio”..
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