Musil di Brescia: ecco la relazione finale del gruppo degli esperti

Il gruppo era composto da: Cristina Alessi (Università degli Studi); Giovanni Comboni (A2A); Giuseppe De Luca (Regione Lombardia); Massimo Minini (Comune di Brescia); Ivana Passamani (Università degli Studi); Sergio Onger (Università degli Studi) e Marcello Zane (Provincia di Brescia).

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Le sedi del Musil, collage da foto ufficiali Musil

Il Gruppo per la definizione del tema della Sede Centrale del Musil (il nuovo Museo dell’industria e del lavoro di Brescia città) ha concluso i suoi lavori. Di seguito riportiamo – in versione integrale – la relazione prodotta dagli esperti, che avevano il compito di definire dal punto di vista scientifico il futuro del nascente polo museale.

LA RELAZIONE INTEGRALE DEL GRUPPO DI LAVORO SUL MUSIL

Premessa

Il Collegio di Vigilanza dell’Accordo di Programma per la realizzazione del Museo dell’Industria e del Lavoro ha costituito, nella riunione del 18 novembre 2020, un gruppo di lavoro chiamato a definire il tema della sede centrale del musil da un punto di vista scientifico.

Il gruppo di lavoro è risultato così composto (tra parentesi l’ente responsabile della nomina):

– Cristina Alessi (Università degli Studi);
– Giovanni Comboni (A2A);
– Giuseppe De Luca (Regione Lombardia);
– Massimo Minini (Comune di Brescia);
– Ivana Passamani (Università degli Studi);
– Sergio Onger (Università degli Studi);
– Marcello Zane (Provincia di Brescia).

L’attività del gruppo è stata coordinata dal direttore della Fondazione musil, René Capovin.
Il gruppo di lavoro si è riunito in modalità online nelle seguenti date: 27 novembre; 7 dicembre; 28 dicembre; 15 gennaio; 29 gennaio; 12 febbraio. Inoltre, il gruppo di lavoro ha effettuato un sopralluogo presso il cantiere della sede centrale il giorno 22 gennaio.
La nomina dei componenti e la redazione del documento richiesto sono passaggi cruciali nell’auspicato rilancio dell’impegno di tutti i sottoscrittori dell’Accordo di Programma. Il testo che segue è il frutto di un lavoro congiunto e condiviso, arricchito dalla varietà delle competenze scientifiche dei componenti del gruppo.
Il documento fornisce le linee guida – in termini di princìpi e criteri generali, definizione e articolazione dei contenuti (anche in relazione al sistema integrato), suggerimenti e proposte per l’allestimento e la promozione – a partire dalle quali rivedere il concept museografico esistente e delineare il conseguente progetto di allestimento. Il testo è accompagnato da una mappa concettuale che fornisce una rappresentazione infografica della struttura e dei principali contenuti della relazione.

Principi e criteri

Il musil come sistema museale sul territorio

Il mandato del gruppo di lavoro consiste nel fornire una risposta alle seguenti domande: “Di che cosa parlerà la sede centrale del musil? Di quali temi e con quali modalità la sede centrale del musil parlerà al pubblico?”. A tal fine il gruppo di lavoro ha anzitutto esaminato gli atti che hanno costituito il museo e la sua attuale articolazione sul territorio. Progetto originario e realtà delle sedi convergono nel caratterizzare il musil come un sistema, per cui la sede centrale va pensata appunto come il cuore di un sistema radiocentrico nel quale le sedi di S. Bartolomeo (Brescia), Rodengo Saiano e Cedegolo fungano da poli concettualmente integrati nella complessiva proposta culturale. Il musil va quindi considerato come un’esperienza che si arricchisce della sua articolazione sul territorio e non come singolo museo conchiuso. Questa considerazione porta a ipotizzare per il musil un ruolo rilevante, come riferimento e come eventuale sede di un osservatorio dei musei di cultura materiale del territorio bresciano e non solo. D’altro canto, tale impronta suggerisce di individuare anche gli elementi che possano distinguere la sede centrale rispetto all’offerta culturale esistente: tali peculiarità diventano uno dei punti di forza del musil e il valore nel quale risiedono la sua originalità e necessità, anche nel sostenere una mission culturale che non sia solo locale ma attinga a temi e orizzonti più generali.

Il musil come museo contemporaneo con un ruolo attivo nella società

Il musil deve essere pensato come un museo contemporaneo dove il concetto di “vetrina” deve essere sostituito con quello di “laboratorio continuo” e dove accanto alle funzioni di tutela e di esposizione del patrimonio si promuova la conoscenza, l’innovazione, il pensiero critico, la partecipazione e il benessere della comunità, di cui è al servizio.

È necessario perseguire un equilibrio tra aree espositive e altri spazi, destinati a una pluralità di funzioni e pubblici: laboratori, formazione, ricerca, aggiornamento professionale, co-working, eventi, presentazioni prodotti, bookshop ecc. Deve essere, quindi, un museo da vivere e da usare, in molti modi e da una varietà di soggetti. Per assicurare applicabilità alle nuove funzioni suggerite, il gruppo di lavoro segnala la necessità di una verifica tecnico-architettonica.

Il musil come museo sostenibile

La sostenibilità del musil deve essere ricercata su più piani:
– una sostenibilità generale riferita al rapporto costi-benefici, da misurare in termini di impatto sociale. Il museo deve essere capace di assicurare la propria legittimazione attraverso il perseguimento della finalità pubblica in termini di crescita cognitiva degli individui e della comunità;
– una sostenibilità ambientale ed ecologica, a partire dai materiali degli allestimenti e dalla gestione smart delle attività;
– una sostenibilità più strettamente economica che deve riguardare la gestione efficiente delle risorse di cui dispone e il loro possibile accrescimento (attraverso merchandising, locazione di spazi per eventi, servizi culturali), misurando costantemente l’efficacia delle proprie azioni.

Definizione e articolazione dei contenuti

Definizione: industria e lavoro

Oggetto del museo sarà il progressivo cammino dell’industria moderna e della relativa organizzazione del lavoro nella varietà delle sue dimensioni e nella complessità dei suoi esiti.

La prospettiva e il percorso concettuale combineranno necessariamente la valorizzazione delle collezioni con l’esigenza di un’adeguata contestualizzazione nazionale e globale. Una storia originale raccontata in modo originale.
Un percorso che narri ed esponga la complessità e le ambiguità della ricostruzione storica e che sappia tener conto anche della varietà (differenze di istruzione, di interessi, di genere, di esperienze e provenienze) del pubblico.

Una lettura dell’era industriale aperta su un presente nel quale tecnologia e lavoro, dopo aver risposto ai problemi della mera crescita economica, sono chiamati nella nostra contemporaneità a rispondere alla sfida di un irrimandabile sviluppo sostenibile, come invitano a fare documenti quali Agenda 2030 e Next Generation EU.

Uno spazio centrato sulla dinamica che ha improntato gli ultimi due secoli della storia umana. In tal modo, anche le forme contemporanee del lavoro, della scienza e della tecnologia potranno essere lette sullo sfondo di questo grande processo, in un territorio che è oggi un laboratorio straordinariamente vivo di innovazione e ricerca. Una sorta di “linea del tempo dinamica” che pervade gli spazi del museo, con un inizio certo ma con la freccia in costante movimento verso nuovi apporti e aggiornamenti.
L’articolazione del racconto deve quindi presentare un taglio cronologico-contenutistico tale da fornire una ricostruzione diacronica dei diversi sotto-temi via via affrontati (ad esempio, forme di organizzazione del lavoro, tecnologia, modi di produzione, tassonomia imprenditoriale, localizzazioni) sullo sfondo delle principali periodizzazioni/discontinuità locali e internazionali dei paradigmi economici che si sono succeduti (dal modello proto-industriale al take-off della Belle Époque, dall’instabilità infrabellica al modello fordista-keynesiano, dalla contestazione di massa al Washington consensus, dal nuovo ordine liberale all’economia della conoscenza e globalizzata).

Articolazione dei contenuti: ambito spaziale e cronologico

L’esigenza di specializzare la sede centrale rispetto al contesto ci avvicina a uno dei nodi della questione, cioè a quello dei confini spaziali e temporali del discorso in essa sviluppato.
Spazio: esigenza di differenziazione rispetto alla proposta culturale territoriale, caratteristiche della collezione e sostanziale assenza di competitor nel settore inducono a non vincolare esposizione e programmi a una rappresentatività esclusivamente locale. Il museo quindi avrà in Brescia un esempio paradigmatico ma non un orizzonte esclusivo.
Tempo: la prospettiva temporale va dal 1850, data simbolo nella storia dell’industria e dell’ambiente, a un oggi in continuo divenire. Questo permette di rendere esplicita la “L” di musil: il Lavoro. Ovvero: lavoro dalle campagne alle prime manifatture preindustriali e protoindustriali delocalizzate, come esemplificato dalla fucina di San Bartolomeo; la produzione e l’utilizzo dell’energia elettrica, contestualizzando in tal modo il Museo di Cedegolo; il Novecento e la grande industria (fordismo e post-fordismo, innovazione, politica, sostenibilità, dignità, ecc.); infine, le trasformazioni del lavoro nel XXI secolo e le grandi sfide della società contemporanea post-globale.

In linea con l’idea del musil quale “museo contemporaneo”, la dimensione della riconfigurazione del saper fare e del rapporto tecnica-ambiente saranno al centro non solo della programmazione culturale e della proposta didattica e formativa, ma anche dello spazio espositivo: la storia da raccontare attraverso installazioni, reperti ed esperienze include il presente, anche grazie a un diretto coinvolgimento di università e centri di ricerca.

L’obiettivo quindi deve essere quello di adottare le prospettive temporali, presente-passato e presente-futuro, utilizzando codici diversi, e non soltanto espositivi, entro una cornice unitaria. Il musil come “ponte” per il futuro e i lavori che verranno: la storia come genealogia delle accelerazioni contemporanee e future.

Suggerimenti e proposte per la promozione e per l’allestimento

Promozione: il musil prima del musil, fuori dal musil

Annunciare l’arrivo della sede centrale, allargare alla città i “segni” del musil. Attivare uno spazio centrale in città dove esporre i progressi/mostrare anticipazioni della sede centrale, per esempio documentando il backstage del cantiere, ma anche valorizzando alcune singolarità delle collezioni o coinvolgendo artisti, come già accaduto in altri contesti. Tutto questo per dire: il musil non inizia con l’inaugurazione tra due anni, inizia oggi in città e attorno al cantiere, dove potrebbero essere riusati in chiave artistica muri e superfici oggi disponibili.

Possibilità di relazionarsi con Fondazione Brescia Musei per proporre il Castello come punto di vista privilegiato sull’espansione industriale della città e sul modo in cui essa si è trasformata, segnalando la posizione del musil (sarebbe anche occasione per ricordare l’Esposizione bresciana del 1904 e l’Esposizione internazionale di applicazioni dell’elettricità del 1909, qui collocate).
La sede di Rodengo pur mantenendo il ruolo imprescindibile di magazzino-deposito visitabile, a disposizione degli specialisti per ricerche, approfondimenti e studi, può tornare a essere sede di eventi e di mostre temporanee annunciate anche negli spazi della sede centrale. In tal modo si potrebbe accentuare nel visitatore il desiderio di muoversi da una sede all’altra.

Allestimento: esterno e interno

Il quartiere operaio di Campo Fera, la piazza antistante il musil, il cortile interno possono diventare luoghi intermedi e preannuncianti il museo vero e proprio. Una delle sfide principali potrebbe consistere, infatti, nel trasformare il cortile centrale in uno spazio suggestivo, magari con opere riconducibili al filone arte-industria. Da considerare per usi futuri anche il resto dell’area a shed, cioè quella porzione che non è oggetto degli interventi previsti nei lotti 1 e 2.
Inoltre, si possono sfruttare le lunghe pareti che fiancheggiano la stoà di ingresso per “catturare/impressionare” il visitatore, con grandi narrazioni digitali.
È importante emozionare e incuriosire, anche attraverso l’approccio multisensoriale da proporre per la lettura dei contenuti: il museo dev’essere inclusivo, un museo per tutti che abbia come slogan “vietato non toccare”.

Il digitale e la comunicazione interattiva sono risorse essenziali per il coinvolgimento del visitatore.

Tra le forme di coinvolgimento del tessuto imprenditoriale del territorio, da valutare, oltre alla già prevista vetrina dell’innovazione, lo strumento delle borse di studio e la possibilità di arricchire le collezioni e gli archivi attraverso donazioni e depositi.

Ultimo aggiornamento il 22 Aprile 2024 04:23

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