Gli specializzandi bresciani rispondono a Bertolaso: questa non è la Sanità che vogliamo

I Medici Specializzandi in Malattie Infettive e Tropicali - Brescia: "Alzeremo sempre di più la voce per ribadire che questa non è la Sanità che vogliamo."

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Guido Bertolaso, foto LombardiaNotizie

Nei giorni scorsi Guido Bertolaso, referente della campagna vaccinale in Lombardia, ha espresso parole forti contro i giovani medici che lavorano negli ospedali, accusandoli di sottrarsi ad un dovere deontologico se non si rendono disponibili a fare le vaccinazioni.

Pronta la risposta di molti medici specializzandi e non. I Medici Specializzandi in Malattie Infettive e Tropicali di Brescia rispondono così a Bertolaso.

“Egregio dott. Bertolaso,

non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare le dichiarazioni da Lei rilasciate negli ultimi giorni riguardo al ruolo dei medici in formazione specialistica nell’ambito del programma vaccinale di Regione Lombardia, dichiarazioni alle quali vorremmo rispondere nelle righe che seguono.

Premettiamo che siamo alcuni dei medici specializzandi che si sono offerti volontari per eseguire le vaccinazioni sul territorio, quindi queste parole non nascono dalla necessità di “giustificarci” per una nostra scelta. Parliamo consapevoli del fatto che qualsiasi siano state le decisioni dei nostri colleghi, queste siano supportate da motivazioni valide quanto le nostre.

Quelle da Lei pronunciate sono parole che feriscono e gettano discredito su un’ intera categoria, quella dei medici in formazione specialistica, troppo spesso sfruttata per svolgere attività che non dovrebbero competerle e per contribuire all’attività di ospedali la cui sopravvivenza è garantita anche dalla presenza di queste figure, considerate studenti oppure medici in base alla convenienza del momento.

Vorremmo quindi di seguito spiegare le motivazioni che ci hanno indotto ad offrirci volontari e mettere in chiaro quali sono i motivi che, invece, ci avrebbero fortemente spinti a non farlo.

Ci siamo offerti volontari perché viviamo e lavoriamo in una delle città più devastate da quest’epidemia fin dai primissimi mesi: abbiamo vissuto in prima linea la violenza della prima ondata, quella dei pazienti che arrivavano a decine e sembravano sommergerti, della sensazione di abbandono e di totale inadeguatezza. Molti specializzandi, come noi, si sono trovati in queste condizioni e non si sono tirati indietro di fronte alla paura, alla fatica ed all’idea di fare molto di più rispetto a quanto sarebbe loro normalmente richiesto.
Se, quindi, il nostro contributo alla campagna vaccinale servirà anche solo in piccola parte a mettere fine all’inferno che abbiamo vissuto, non ci esimiamo dal fare la nostra parte.

Non neghiamo tuttavia che i dubbi sono stati molti, di fronte a quest’ennesima chiamata alle armi per salvare le apparenze di una sanità che è “eccellente” solo nella sua splendente facciata. Da ormai troppi anni si assiste nella nostra regione al sistematico e progressivo smantellamento della Sanità Pubblica e soprattutto della Medicina del Territorio, sempre più svilita e svuotata di funzioni per concentrarsi su pochi Centri d’avanguardia. Gli eventi dell’ultimo anno hanno portato drammaticamente alla luce ciò che da troppo tempo si denunciava: l’eccellenza è inutile se non è capillare, ed i pochi Centri iper-specializzati nulla possono quando viene meno quella rete, spesso invisibile ma fondamentale, rappresentata dalla Medicina del Territorio. Le recriminazioni di molti, troppe volte trattati alla stregua di Cassandre, hanno infine avuto ragione: se la nostra regione è riuscita, con molte difficoltà, a reggere l’urto della prima ondata lo deve soltanto ai tanti sanitari che, a volte a costo della vita, hanno messo per l’ennesima volta la loro professione davanti a tutto e non si sono tirati indietro di fronte alla marea che montava, seppur reduci da anni di umiliazioni e di svilimento professionale. Tra questi medici ci siamo stati, e ci siamo tuttora, anche noi specializzandi: alcuni assunti con contratti speciali, altri semplicemente rimasti tali anche se caricati di molte responsabilità ed incombenze in più.

Sentirci quindi accusare con le parole da Lei utilizzate non è solo irrispettoso, ma anche offensivo nei confronti degli immensi sacrifici fatti, spesso gratuitamente, nell’ultimo anno.

Questa chiamata avviene, poi, nel mezzo di una campagna vaccinale tutt’altro che efficiente; per l’ennesima volta ci viene chiesto di salvare la faccia ad un sistema mal governato ed assolutamente inadeguato a fronteggiare le emergenze di questi mesi; un sistema che, senza l’abnegazione di tanti medici ed operatori sanitari, avrebbe lasciato molte più macerie di quante ne riusciamo a scorgere oggi. Ci hanno chiamato eroi, ma non siamo stati altro che mattoni, piccoli tasselli uniti a fare argine – per quanto parzialmente e con difficoltà – all’ondata che cresceva e minacciava di travolgere tutto. È sempre con questo spirito che ci siamo resi volontari per contribuire alla buona riuscita della campagna vaccinale, ma ci teniamo a ribadire che nulla abbiamo a che spartire con questa gestione approssimativa che, se poteva trovare una giustificazione nei primi mesi dell’emergenza, appare invece oggi del tutto intollerabile.

In uno dei suoi interventi ha affermato che se avesse chiamato a raccolta i medici della sua generazione questi avrebbero risposto in massa, coprendo il fabbisogno dell’intera campagna vaccinale. Perché, quindi, non l’ha fatto? Perché nel suo accorato appello dei giorni scorsi non ha ricordato che i Medici Specializzandi sono stati gli unici a cui è stato richiesto un contributo volontario, mentre per gli altri Medici vaccinatori è previsto un contratto con regolare retribuzione? Ci accusa di farne una questione di soldi, ma non è questo il punto: ciò che noi ribadiamo con forza è che la professionalità deve essere equamente riconosciuta e non possono venirsi a creare disparità di trattamento come quella a cui ci troviamo di fronte.

Noi abbiamo fatto la nostra parte ancora una volta, ma non abbasseremo la testa in silenzio: alzeremo invece sempre di più la voce per ribadire che questa non è la Sanità che vogliamo.”

Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2023 08:26

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