E’ stato presentato ieri mattina, in Broletto, il nuovo piano cave provinciale, che porta soprattutto la firma del vicepresidente Guido Galperti. E già il confronto si annuncia caldo, anche tra gli amministratori locali del centrosinistra.
Il documento, come noto, prende le mosse dal precedente, che era stato ritirato a causa di un errore del pool di consulenti dell’Università di Brescia incaricato dall’ente (una consulenza da circa 200mila euro). Gli esperti, infatti – basandosi su un calcolo Istat errato – avevano calcolato per la leonessa un fabbisogno di 41,5 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, “dimenticandosi” di altri 8 milioni.
Da qui il nuovo piano (erede di quello scaduto nel 2005, scaduto nel 2015 e oggi in regime di proroga), che – rivedendo parzialmente al ribasso i conti – arriva a un fabbisogno di 46,2 milioni, “il 35% in meno rispetto al precedente Piano, che ne prevedeva 70,4” come sottolineato con soddisfazione dal presidente Samuele Alghisi. Anche se – ha evidenziato Galperti – “gli industriali chiedevano 100 milioni, mentre gli ambientalisti abbassavano l’asticella a 30”.
Ora, secondo procedura, ci sono 60 giorni per le osservazioni. Ed è facile immaginare non mancheranno su entrambi i fronti. Da una parte, infatti, gli imprenditori chiedono più volumi, dall’altra ambientalisti (e non solo) vorrebbero una riduzione basata sul fatto che il calcolo del fabbisogno sarebbe stato fatto sul “decennio precedente sbagliato”: non quello 2011-2020, ma – con un criterio adottato da altre province lombarde, ma non da tutte – quello 2008-2017. Una questione non da poco, perché quest’ultimo periodo era caratterizzato da una forte espansione edilizia e, quindi, implica una crescita significativa dei volumi.
La polemica, poi, arriva da diversi amministratori locali scontenti e anche dall’interno del Partito democratico (pure l’assessore al Bilancio della Loggia Fabio Capra non aveva mancato di esprimere pubblicamente alcune criticità), dove diversi avrebbero già manifestato dissenso rispetto a un piano considerato troppo sbilanciato verso i cavatori. Senza dimenticare il fatto che a dicembre la direzione del partito si era espressa con un indirizzo contenente diverse criticità sul vecchio testo, in cui – dettagliando – si chiedeva la riduzione dei volumi (poi aumentati), impegnando i rappresentanti in Broletto ad adeguarsi.
Ora la palla passa alla politica. Tra fine aprile e inizio maggio il piano arriverà in consiglio provinciale, per poi essere approvato dalla Regione entro fine anno. Ma anche la tempistica divide. In primavera, infatti, dovrebbero tenersi anche le votazioni (di secondo livello) per il rinnovo del consiglio provinciale e – come noto – Alghisi rischia di trovarsi senza maggioranza. Il piano cave, sostengono alcuni, potrebbe rappresentare un elemento definitivo di rottura con il mondo ambientalista e il fronte alla sinistra del Pd, già critico verso le posizioni del Broletto in tema di ambiente (come confermano numerose dichiarazioni di Marco Apostoli), rischiando di spingere irrimediabilmente l’asse elettorale verso il centrodestra.
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