Sta facendo discutere tutta Italia la sentenza pronunciata ieri della Corte d’assise di Brescia. Sul banco degli imputati l’80enne Antonio Gozzini, che il 4 ottobre dello scorso anno aveva ucciso la moglie, la 62enne Cristina Maioli, insegnante al Castelli di Brescia.
Per l’uomo, la pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo, contestando diverse aggravanti e sostenendo che l’uomo – al momento dei fatti – fosse capace di intendere e volere. Ma i giudici – accogliendo il parere dei consulenti – hanno deciso diversamente.
L’omicidio era avvenuto nell’abitazione della coppia, in via Lombroso, a Brescia. L’uomo aveva colpito la compagna di una vita con un mattarello e poi l’aveva accoltellata. Quindi ne aveva vegliato il corpo per tutta la notte e, al mattino, aveva chiamato la donna delle pulizie affermando che la moglie era morta e che a breve sarebbe deceduto anche lui.
Fu curato e arrestato. Ma a processo è stato stabilito che all’origine del dramma ci sarebbe stata non una vendetta, ma un “delirio di gelosia” dovuto a un disturbo. Per questo è stato assolto dall’accusa di omicidio premeditato.
La sentenza fa discutere e tra gli interventi si segnala anche quello della senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd. “Non sono solita commentare le sentenze – ha dichiarato – ma di fronte a un’assoluzione di un femminicidio per ‘delirio di gelosia’ credo non si possa tacere. Aspetteremo ovviamente di leggere le motivazioni di questa sentenza, ma il senso sembra purtroppo chiaro e terribile: questo femminicidio non è stato riconosciuto come tale e un marito in preda alla gelosia può uccidere la moglie senza essere condannato all’ergastolo”.
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