L’ORTO FASCISTA | romanzo di Ernesto Masina | CAP. 17-18
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CAPITOLO XVII
Era stata una lunga giornata passata in mezzo ai boschi,
sotto la pioggia, alla ricerca di un deposito di
armi segnalato da una lettera anonima. C’erano ancora
degli italiani che professavano lo spionaggio, vigliaccamente,
senza esporsi ma per facilitare l’egemonia delle
forze occupanti, nonostante queste apparissero sempre
più spietate. Quale sarebbe stato il futuro dell’Italia traditrice
se le forze armate tedesche avessero avuto, insperatamente,
il sopravvento finale nella guerra in corso?
Quella di serva del nazismo? Questo si chiedevano.
Tuttavia nulla era stato trovato, anche se le ricerche, effettuate
insieme a diversi membri della Brigata Muti,
erano state meticolose e il posto controllato fosse sicuramente
quello indicato dalla segnalazione.
Invece i tedeschi erano rientrati all’albergo che li ospitava
stanchi, bagnati e delusi. Qualcuno aveva anche sospettato
che la lettera fosse stata uno scherzo e questa possibilità
li aveva notevolmente innervositi. Franz, il Comandante,
e Bernd, dopo essersi scaldati con un fornellino
che funzionava con pastiglie Meta, una tazza di quella
brodaglia che si continuava a chiamare caffè solo per abitudine,
si erano spogliati e avevano steso le loro divise su
una corda tesa tra i due letti. Chissà perché quando due
uomini si trovano soli in una stanza seminudi, tra di loro
si creano una certa intimità e una predisposizione a
lasciarsi andare alle confidenze.
Quando Bernd confidò al suo Comandante che era riuscito
a conoscere una ragazza italiana che si era invaghita
di lui – che in effetti era un gran bel ragazzo con uno
smagliante sorriso a 32 denti bianchissimi – Franz prese
al volo l’occasione per accennare ai suoi progetti.
Lo fece con estrema cautela, ma Bernd si appassionò immediatamente
all’argomento. Anche lui provava un grande
affetto verso il suo capo, affetto e riconoscenza per
come era trattato. Anticipandolo, si dichiarò più che
disponibile, qualora ve ne fosse l’occasione, a lasciare libera
la stanza anche per una notte intera.
“Un posto per dormire da qualche parte in albergo lo
trovo sempre. E lei sa che io posso dormire anche per terra”
disse infervorandosi tutto. Franz, allora, spiegò quali
erano i suoi progetti, raccontando le avances che aveva
fatto a Benedetta, che le aveva accettate dimostrandosi
ben disposta ad un incontro che, sicuramente, non sarebbe
stato solamente romantico. La cosa si sarebbe
potuta concretizzare al più presto, continuò il Comandante,
ma era da scartare il fatto che Bernd occupasse un
qualche luogo dell’albergo.
Avrebbe sicuramente destato la curiosità di chi ne fosse
venuto a conoscenza.
“Non rimane che la macchina” disse Franz, “se non hai
nulla in contrario”.
“Assolutamente no!” rispose Bernd. “Ma desidero, Her
Komandant, che questa mia partecipazione sia un atto di
dovuta riconoscenza per il trattamento che Ella mi ha
sempre riservato” continuò trattenendo, a stento, il desiderio
improvviso che gli era venuto di abbracciare il suo
capo. Si vede che anche i duri soldati tedeschi sono capaci,
a volte, di dimostrare un briciolo di tenerezza.
Quella notte Franz sognò sua moglie nelle sembianze di
Benedetta, nuda, tra le sue braccia che gli sorrideva e gli
diceva “Ti amo” mentre prendeva tra le mani il suo membro
eretto. Alla mattina, con estremo imbarazzo, trovò le
lenzuola ancora umide e sporche del suo liquido seminale.
Dapprima ne fu inorridito – cosa avrebbe pensato
Benedetta vedendo le macchie nel rifare il letto? – Ma poi
gli venne da sorridere con nostalgia. Una cosa del genere
non gli era più successa dai tempi della sua gioventù. E a
Benedetta poteva quasi sembrare un richiamo d’amore e,
comunque, la prova della sua ancora intatta virilità.
CAPITOLO XVIII
Pensò a lungo come affrontare quella che poteva considerare,
visto quello che era accaduto, la… “donna
dei suoi sogni”.
Davanti allo specchio dell’anta dell’armadio in camera, e
in assenza di Bernd, mimò una serie di approcci. Ma
tutti gli sembrarono puerili e ridicoli. In fin dei conti lui
era un uomo d’armi e da duro doveva comportarsi.
L’avrebbe affrontata proponendole un incontro nella sua
camera e che andasse come andasse. Presa questa decisione
uscì baldanzosamente dalla stanza andando quasi a
scontrarsi con Benedetta che nella stanza stava per entrare.
Provvidenza divina! Ancora caricato dalla decisione
presa, le disse sussurrando, ma con fermezza:
“Vuoi fare, come dite, sesso con io?”
Lei, tutta rossa, lo guardò meravigliata negli occhi:
“Sì” sussurrò, pentendosi subito per l’eccessiva disponibilità
dimostrata, lusingata dalla richiesta dell’uomo.
“Quando?” disse lui.
“Forse domani sera?” chiese lei, appagata dal fatto che le
fosse stata data la possibilità di scegliere.
“Molto bene” disse lui. “Ore 21 e metà, se per te bene”.
Senza attendere risposta Franz girò sui tacchi e si allontanò
verso le scale.
– E’ fatta – pensò. – Speriamo bene! –