di Gian Antonio Girelli – Nel 2018 a Brescia città sono nati 1485 bambini, meno di 10.000 aggiungendo tutta la provincia. Quasi la metà dei nati ha almeno uno dei genitori straniero.
Il dato, pur tenendo conto della riduzione del numero delle potenziali mamme, non può lasciarci indifferenti, é la punta di una tendenza negativa in atto oramai da tempo. Preoccupa per il presente, ancor di più per il futuro. Invertire il trend é indispensabile. Partendo dal ricominciare ad essere una società che guarda al futuro con speranza e ottimismo. Ma come riuscirci?
Innanzi tutto favorendo politiche per la famiglia. Già la famiglia. Quanto si è scritto, quanto si è dibattuto attorno a lei. Molte le morali su come deve essere “tradizionale”, molti gli utilizzi speculativi ad uso politico. Innumerevoli le contraddizioni, tra quanto viene detto e quanto viene fatto. A partire dalle poche risorse stanziate, e dalle ancor meno politiche di sostegno a giovani coppie, a coppie con figli, a situazioni genitoriali in genere. Per non parlare di asili nido, conciliazione dei tempi lavoro, servizi alla famiglia, sanitari, scolastici, abitativi.
Senza perdere di vista un altro aspetto prioritario, il lavoro. Spesso infatti ci si dimentica quanto sia fondamentale nel trasmettere tranquillità alla persona, quanto sia il presupposto su cui costruire una stabilità familiare.
Allora con grande determinazione dobbiamo capire come intervenire nel costruire nuovi modelli di welfare tesi ad affrontare queste criticità, nel concreto e non per titoli. Tenendo conto dei cambiamenti sociali intervenuti che hanno a che fare con una maggior mobilità delle persone in tutti i campi.
Sullo sfondo le questioni relative ai flussi migratori. Hanno a che fare sempre più in prospettiva sulla tenuta di alcuni settori economici, non cadiamo nella banale considerazione “fanno i lavori che noi non vogliamo più fare”, il tema è di gran lunga più complesso, così come alla vera e propria conservazione di alcune realtà insediative. Bisogna avere la capacità di cogliere la sfida che questi processi comportano, la tenuta di una propria identità culturale in un contesto sempre più vario. Questo è lo scenario futuro, conoscerlo, affrontarlo senza paura, trasformarlo in una opportunità virtuosa che rafforza, invece che indebolire, il modello sociale é il lavoro da fare.
Brescia può rappresentare un interessante laboratorio. Per la sua vocazione produttiva, i suoi tassi di disoccupazione di gran lunga inferiori alla media nazionale, la sua coesione sociale consolidata, i suoi modelli di “interazione” etnico-culturale. Su questo ci si dovrà confrontare politicamente, passando dai proclami, scarsamente supportati dalla “testimonianza, alle proposte, passando dall’agitar paure a prendere decisioni.
Il tasso di natalità è una spia importante, chi nasce è una ricchezza per sé stesso, per la famiglia a cui appartiene, per l’intera comunità.
* Consigliere regionale Pd
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