Sciacalli. Ma anche quest’espressione, che evoca istinti animaleschi, non basta probabilmente a definire chi nelle scorse ore è entrato in azione al cimitero di Pisogne, rubando il ciondolo in legno appoggiato sulla tomba del piccolo Marco.
Il neonato era morto nove mesi fa – dopo poche settimane di vita – all’ospedale Civile di Brescia, nel reparto di terapia intensiva, a causa di un’infezione. Una tragedia immensa per i familiari, che ancora oggi non ha una spiegazione convincente.
E al dolore, oggi, si somma ancora dolore. La madre Denise e il figlio maggiore, infatti, avevano comprato una collanina in legno del valore di pochi euro per simboleggiare il l’attaccamento al bimbo scomparso prematuramente, posandola sul marmo.
Ma nei giorni scorsi, forse nel fine settimana – come denunciato dalla madre su Facebook – il ciondolo è sparito, insieme a tanti altri oggetti situati sulle tombe adiacenti. Niente che avesse un valore significativo: basti pensare che da un’altra sepoltura sono state sottratte alcune macchinine giocattolo. Il danno, però, è grande a livello affettivo, perché colpisce inutilmente – e senza reale vantaggio per il ladro – chi già ha provato tanto dolore.
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