Simone Mazzata, un uomo che ha lasciato il segno

Il 14 settembre è il giorno in cui è morto Simone Mazzata, giornalista bresciano e storico segretario della Fondazione Cogeme. Aveva solo 54 anni

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Simone Mazzata

(a.t.) Ogni esistenza cambia qualcosa di quelle che le succedono. Ci sono persone che – dopo il loro breve transito sulla terra – lasciano soltanto correzioni impercettibili nelle esistenze di chi resta. E ce ne sono altre che lasciano un segno più evidente.

Il 14 settembre 2019 è nato mio figlio, la persona più importante della mia vita. E 81 anni prima, nello stesso giorno, era venuto alla luce Tiziano Terzani, tra coloro che più mi hanno insegnato della vita attraverso le pagine “fredde” di un libro. Coincidenze piacevoli.

Il 14 settembre 2019, però, è anche il giorno in cui è morto Simone Mazzata, giornalista bresciano e storico segretario della Fondazione Cogeme. Aveva solo 54 anni. Non lo sentivo da un po’, non sapevo del suo male incurabile. Ma nella mia vita un segno l’ha lasciato anche lui.

Simone Mazzata era un uomo, come tutti aveva pregi e difetti. Quasi quindici anni fa ero stato suo collaboratore a Cogeme e da subito mi aveva colpito la sua apertura mentale, oltre a un consiglio “banale” che mi diede durante il colloquio iniziale e che ancora cerco di applicare malamente oggi.

Per qualche anno avevamo lavorato gomito a gomito e ci eravamo confrontati su molte cose, compreso il senso della vita e di ciò che – forse – c’è dopo. Sapevo dei suoi progetti, dell’albero in giardino, della scuola-casa di Chicca, dell’amore per Daniela, della loro casa-sogno a Castelvetro, delle battaglie per nonna-quercia e della sua attenzione ai temi dell’ambientalismo, in chiave etica e non militante.

Anche allora non capivo tutto della sua vita, lui lo sapeva, ma apprezzavo comunque lo spirito sincero che muoveva le sue parole e lo portava sempre a cercare di guardare oltre, di dare un senso alle cose. “Goditi il presente”, mi disse un giorno mentre si parlava di altro. Aveva ragione. E credo che questo suo modo di essere sia ciò che di lui ricorderanno in tanti, come me.

“Per amore di verità, ho una famiglia straordinaria che mi ama per quello che sono e che mi sostiene: senza quella, credimi, non sarei qui raccontartela in questo modo”, così mi scrisse una volta al termine di una mail amara per altre cose che lo avevano turbato. Sono certo che prima di trasformarsi in altro, il 14 settembre, Simone Mazzata ha fatto lo stesso pensiero.

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