E’ sbagliato prendersela per ciò che non può cambiare… | IO, TE E IL TRENO / 18

E’ sbagliato prendersela troppo, dare un peso eccessivo alle cose e avere aspettative che non potranno mai essere soddisfatte...

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Jacopo Nozza
Jacopo Nozza

Viaggiatore XY: “Ciao, mi chiamo XX e da 2 anni sono un pendolare, dipendente non per scelta e non perché da loro retribuito, dalle ferrovie italiane…”

E’  sbagliato prendersela troppo, dare un peso eccessivo alle cose e avere aspettative che non potranno mai essere soddisfatte. Bisogna cercare di capire che una via di mezzo non è poi così male, e se qualche volta le cose vanno davvero storte, è bene prenderle per come sono. Ci sono situazioni che non si posso cambiare, perciò va bene così, teniamole, accettiamole e pronti a giocare di nuovo. In teoria funziona tutto alla perfezione, liscio come l’olio, ma in pratica è tutto parecchio più complicato. Immagina che sia giugno e faccia un caldo atroce (non che ci foglia una fervida immaginazione) e tu stai tornando dal lavoro perché devi andare al lavoro numero due, che non è una scelta di ripiego, come la fidanzata che poi giustamente ci rimane male, ma quello che ti permette di arrotondare un po’ e di mettere via due soldi per le vacanze estive. Chiaramente indossi una maglietta grigia perché sei poco lungimirante e non hai pensato all’effetto maculato da sudore copioso e un paio di pantaloni lunghi perché al lavoro quelli corti non sono adatti. La tua giornata è stata preventivamente programmata in ogni minimo dettaglio, e ogni secondo di ritardo potrebbe comportare il fallimento del piano quotidiano. Dato che sei ingenuo e hai la memoria corta, arrivi in stazione sereno e sorridente come se non ti aspettassi una pugnalata alle spalle. In effetti gli schermi di Trenord te li trovi di fronte e per la terza volta questa settimana segnalano un considerevole ritardo sulla tua tratta. Però sei più atarassico degli stoici e quindi in sostanza te ne freghi, ti siedi sulle scale sconfortato, sperando, sotto sotto, che qualcuno ti getti ai piedi un paio di euro, almeno ci guadagni qualcosa. Invece no, sono tutti presi dalla loro indifferenza, ognuno va per la sua strada, qualcuno sbraita per i ritardi verso Bergamo (pensavi fossero solo sulla linea Verona-Milano???), altri hanno palesemente la faccia di chi non sa dove si trova. Davanti a te hai adesso 40 minuti di tempo da riempire: le idee sono sempre le solite, Facebook, Instagram, guardarsi in giro. Leggere notizie sui quotidiani inglesi online no, oggi davvero dell’inglese non ne puoi più.

Improvvisamente ti ricordi di essere un cittadino modello, di non aver mai fatto del male a nessuno e di aver salvato un riccio una volta, così provi a migliorare le cose e compili un modulo di reclamo ai servizi del treno. Dopotutto protestando e reclamando più di una nazione ha ottenuto l’indipendenza dall’egemonia coloniale, mentre tu devi solo convincere Trenord ad essere più puntuale. Con la stessa aria sofferente di Gandhi durante lo sciopero della fame entri nell’ufficio informazioni e richiedi un modulo di reclamo, che compili senza pensarci più di tanto, visto che ormai sai a memoria cosa scrivere. Gli impiegati ti assicurano che verrà inviato e tenuto in estrema considerazione; ti fidi meno che degli sconosciuti che ti offrivano caramelle da bambino. Esci e trovi il tuo posto-scale occupato, così torni a vagare senza un meta in attesa del treno. Quello che più ti rode è che di recente hai scritto che i servizi erano migliorati. Ti sei stupidamente lasciato convincere che le cose stessero cambiando per il meglio, invece non è così. Ad essere sinceri il tempo di attesa passa abbastanza velocemente, sui social c’è sempre modo di fare due risate e la gente stramba intorno a te non manca mai. Non appena sali sul treno noti che di posto ce n’è gran poco, i passeggeri sono uno più sudato dell’altro e pure il controllore è stizzito. Una bambina dorme serenamente sul sedile accanto al tuo, la madre le dà un’occhiata ogni tanto ma sembra sicura che non si sveglierà presto. Quando scendi a Treviglio lei è ancora lì dormiente, con i capelli spalmati sul finestrino unto e i piedini nudi sul sedile ammuffito. Si sveglierà probabilmente a Milano Centrale, e le sarà sembrato il viaggio più bello della sua vita.

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