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Caro treno, ti scrivo… | IO, TE E IL TRENO / 12

Viaggiatore XY: “Ciao, mi chiamo XX e da 2 anni sono un pendolare, dipendente non per scelta e non perché da loro retribuito, dalle ferrovie italiane…”

Ci sono persone famose di cui sappiamo ben poco. Le sentiamo nominare spesso, magari associate ad un determinato ambito (politica, sport, musica, cultura…), ma fondamentalmente non sappiamo nulla di loro e di quella che è (stata) la loro vita. Personalmente non sapevo nulla di particolare a proposito John Lennon, lo riconoscevo come leader di una delle più famose band della storia, ma avrei saputo nominare al massimo un paio delle sue canzoni. Nonostante questo lo trovavo eccentrico, pieno di sé e, per di più, sporco, molto sporco. Una sera mi sono imbattuto in uno dei tanti film dedicati ai Beatles, e una scena in particolare mi ha fatto cambiare totalmente idea su di lui. Si vede un giovane John fuggire di casa dopo l’ennesima lite e rifugiarsi in uno dei mille pub di Liverpool, da cui esce in piena notte, con una mezza pinta ancora in mano senza voglia di rincasare. Si sdraia quindi su una panchina di una piazza in centro, si addormenta e, quando si sveglia la mattina dopo, finisce in un sorso la pinta della sera prima come nulla fosse. Non so perché ma questa scena mi ha particolarmente impressionato, mostrando quanto fosse sofferente e geniale il futuro marito di Yoko. Da lì ho imparato ad apprezzare molte canzoni dei Beatles, dalla filosofica Let It Be scritta da McCartney all’apparentemente infantile Ob-La-Di Ob-La-Da.

Qualcosa di simile mi è accaduto con un grande della musica italiana, Lucio Dalla, che è passato dallo status di “sembra un senza tetto” a quello di “questo è un genio” dopo aver sentito la sua Disperato Erotico Stomp, profondo inno alla normalità. Lo sapeva bene il buon Lucio quanto è difficile mantenersi normali in mezzo a una miriade di stimoli esagerati e, soprattutto, rendere duratura questa normalità.

A tale proposito, pare, da qualche tempo, che Trenord stia migliorando, ci sono meno ritardi, si arriva al lavoro ad un orario decente. Posso dire che siamo in crescita, ecco. Speriamo che tutto questo diventi una norma e non, come molti temono, l’eccezionalità del momento. Sarebbe sgradevole, dopotutto, trascorrere una Hard Day’s Night sdraiati su una panchina, in piazza, a Brescia.

P.s. Oggi, 13 maggio 2019, dieci giorni dopo aver scritto qualcosa di positivo su Trenord, siamo a un’ora e venti minuti di ritardo, e abbiamo fatto una sola fermata, Romano. Non so nemmeno se ci arriveremo, oggi, a Brescia. Let it be.

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Redazione BsNews.it

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