Pallanuoto, l’An batte la Stella Rossa e approda alle finali di Champions
Lucida e determinata al punto giusto, l’An Brescia vince in casa della Stella Rossa guadagnandosi, con due giornate d’anticipo (complice la sconfitta della Dynamo Mosca, quinta in graduatoria) e per il terzo anno consecutivo (quarta volta nell’arco di sei stagioni), le finali di Champions League: a Belgrado, nel dodicesimo turno della fase a gironi, la squadra di Sandro Bovo s’impone per 13 a 9 (4-1, 5-3, 4-3, 0-2, i parziali), alla fine di un match controllato senza affanni dal primo all’ultimo minuto. Dando un bel segnale dopo il grave lutto per la scomparsa del direttore sportivo, Piero Borelli, l’An scende in acqua con la testa molto ben orientata sulla conquista dei tre punti e, con due autorevoli allunghi, chiude i conti in poco più di un tempo e mezzo: Bertoli, Janovic e ancora Bertoli (in superiorità), nel primo quarto, e poi Rizzo (su rigore), Nora e capitan Presciutti, nel secondo periodo, firmano le sequenze che lasciano al palo la compagine serba. Sul punteggio di 7 a 2 (alle citate marcature, vanno aggiunte le reti di Gallo, in chiusura del primo tempo, e quelle, da parte biancorossa, di Tankosic e Maksimovic), la gara non ha più granchè da dire, con le calottine bresciane a gestire saldamente ogni situazione di gioco fino all’ultimo intervallo, e, nell’ultima frazione, con la Stella Rossa che riduce il divario grazie a un naturale calo di tensione da parte dell’An (comunque positivo il contributo di Morretti, schierato al posto di Del Lungo negli ultimi otto minuti). Dunque, Brescia avanti tutta in direzione di Hannover, ma con una seconda posizione da difendere con tutte le forze.
«Oggi – dichiara il presidente Andrea Malchiodi, in trasferta a fianco della squadra – era importante esprimersi con l’attenzione necessaria a far bottino pieno senza sprechi di energie e senza esporsi a rischi di squalifiche o infortuni: direi che il compito è stato eseguito bene, con una prestazione ordinata e concreta. Tutti hanno giocato con la giusta tranquillità e, considerando i momenti di dolore e commozione da cui veniamo, non era cosa tanto scontata. Bene così, verso la fine c’è stata qualche leggerezza difensiva ma poteva starci. Possiamo considerare il match come un buon allenamento, anche se lo scenario era la Champions e, per di più, in terra serba».