È partito tutto dal fiume Chiese: è dalle sue acque che è esplosa la bomba batteriologica che ha infettato centinaia di persone nella Bassa Bresciana e nella provincia di Mantova, provocando anche alcuni decessi.
A dirlo sono i risultati delle ricerche dell’Istituto superiore di sanità condotte sotto la tutela del Ministero della salute e diffusi da Bresciaoggi.
Complici le alte temperature e quindi la siccità, il fiume Chiese è divenuto sul finire dell’estate un perfetto ambiente di riproduzione per germi e batteri, poi diffusi nell’aria attraverso le torri di raffreddamento delle aziende che senza saperlo alimentavano i propri impianti con la stessa acqua del Chiese o dei suoi affluenti.
Le ricerche sono state condotte incrociando i dati sui pazienti e sui diversi batteri: così si è potuta trovare una correlazione tra le acque del fiume e il batterio legionella pneumophila sierogruppo 2, isolata a Montichiari, Remedello e Carpenedolo, in quelle aree dove si sono registrati più casi di contagio.
Intanto, per scongiurare il diffondersi di un’altra epidemia, sono in arrivo nuove linee guida dal Ministero della salute.
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