Aveva ottenuto un contratto di collaboratore domestico e quindi il permesso di soggiorno. Peccato, però, che ad andare a lavorare non fosse lui, ma la moglie dell’amico connazionale che si era adoperato per fargli ottenere il lavoro.
Protagonista della vicenda un indiano, che aveva firmato il fittizio contratto di lavoro nel giugno del 2014.
A scoprire la truffa i carabinieri di Pralboino, che hanno chiesto aiuto anche ad un vicino di casa italiano del datore di lavoro dell’uomo. I militari hanno accertato che l’indiano non si è mai recato nella casa in cui avrebbe dovuto svolgere il lavoro per cui era stato assunto.
Nel 2016 lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Brescia ha quindi annullato il permesso di soggiorno. L’uomo ha presentato ricorso al Tar, ma i giudici lo hanno rigettato.
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