In pochi sapevano del voto. In pochissimi hanno deciso di recarsi alle urne. E’ stata soltanto del 22 per cento l’affluenza al referendum provinciale – consultivo – sull’acqua pubblica che si è tenuto ieri nel Bresciano. Un dato che fa riflettere se si considera che la consultazione era stata chiesta e sostenuta da ben 55 Comuni, in cui risiedono circa un terzo degli elettori bresciani.
I votanti complessivi sono stati 208.777, il 22 per cento appunto con picco minimo dell’8 per cento a Villachiara e del 48 per cento a Limone del Garda. Tra coloro che si sono espressi, i Sì (cioè la richiesta che la gestione dell’acqua rimanga pubblica) sono stati ben il 96,6 per cento, contro un misero 3,19 per cento di no. Un risultato che comunque non stupisce. Del resto – va aggiunto – nella campagna elettorale nessuna forza politica di rilievo vi era schierata apertamente e in maniera attiva per il no.
La domanda se la stanno ponendo in molti. Che succederà ora? La risposta è relativamente semplice, ma aperta. Il referendum non prevedeva quorum e aveva valore puramente consultivo. Dunque sarà la politica a decidere. Per il nuovo presidente della Provincia, Samuele Alghini, “l’indicazione del referendum non potrà essere ignorata perchè sull’acqua si gioca una partita fondamentale per i cittadini”.
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