Brescia e robot, 34mila lavoratori a rischio, Massetti: gli anticorpi ci sono

Brescia risulta l’undicesima provincia per quota di occupati in imprese artigiane in settori a rischio automazione con una percentuale del 40,2% dietro a Prato (64,1%)

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Eugenio Massetti
Eugenio Massetti

«La tecnologia è un’opportunità. Ma per farla fruttare senza cadere nelle trappole, come quella della disoccupazione, bisogna avere degli “anticorpi” e Brescia ne è provvista» così Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia commenta i dati evidenziati da un recente Rapporto di Confartigianato sul rischio automazione nelle imprese italiane e sul relativo “sistema immunitario” dei territori. Vi emerge che a Brescia c’è un alto rischio di automazione e una media capacità di reazione positiva, grazie ad una buona dose “immunologica”. Ma quanto è alto dunque il rischio che il lavoro dell’uomo venga via via sostituito da quello delle macchine? L’Italia oggi è la settima nazione per intensità di robotizzazione, dopo una serie di Paesi asiatici a altri europei, come Germania e Slovacchia. Tra le conseguenze dell’adozione di tecnologie digitali nelle imprese c’è l’automazione del lavoro e il rischio sul sistema produttivo, in particolare sugli occupati: in Italia il 26,6% degli addetti delle imprese (4,3 milioni di addetti) opera in settori ad alto rischio automazione. Quota che raddoppia rispetto alla media salendo nel manifatturiero (53,3%), mentre scende al 20,3% nei servizi. «La combinazione di intelligenza artificiale, machine learnig e degli algoritmi applicati alla grande mole di informazioni generate dalla Rete, dai macchinari dotati di sensori sempre più sofisticati, mette in discussione il futuro del lavoro ed è necessario fare attenzione. La principale leva per far sì che l’impresa 4.0 crei e non tolga lavoro è la formazione. Senza dimenticare l’importanza innovativa delle start up altamente innovative, dei brevetti e delle reti d’impresa» aggiunge Massetti.

Il confronto – Per entrare nel merito dei numeri dello studio: Brescia risulta l’undicesima provincia per quota di occupati in imprese artigiane in settori a rischio automazione con una percentuale del 40,2% dietro a Prato (64,1%), Barletta-Andria-Trani (45,4%), Caltanissetta (43,8%), Trapani (43,4%), Agrigento (42,6%), Rovigo (42,3%), Perugia (41,3%), Catania (40,8%), Modena (40,5%), e Lecco (40,5%). Le province meno esposte sono Fermo (23,4%), Pisa (26,5%), Aosta (27,1%), Alessandria (27,5%), Rieti (27,9%), l’Aquila (28,2%), Vercelli (29,2%), Frosinone (29,5%), Belluno (29,5%) e Udine (29,6%). Stiamo parlando di 34.304 addetti ad alto rischio impiegati in imprese artigiane della nostra provincia. Se si prendono in considerazione tutte le imprese, questa percentuale scende al 30,1. Considerando il numero di imprese artigiane bresciane ad alto rischio automazione, stiamo parlando di 8.555 imprese artigiane, il 28,8% del totale.

A livello provinciale, su 101 province se ne contano 25 con livello di rischio automazione elevato (24,8% del totale), di queste 8 (7,9% del totale) hanno un livello di anticorpi elevato (Torino, Lecco, Vicenza, Treviso, Rovigo, Pordenone, Parma, Modena); 14 (13,9% del totale) tra cui Brescia, hanno un livello di anticorpi medio (Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Como, Brescia, Cremona, Mantova, Udine, Reggio nell’Emilia, Prato, Perugia, Ancona, Teramo, Chieti e Potenza) e 3 (3% del totale) hanno un livello di anticorpi basso (Avellino, Salerno e Caltanissetta).

Una spiegazione emerge chiaramente dallo Studio: se forte è a Brescia l’automazione e dunque forte il rischio, ciò è dovuto principalmente per l’alta concentrazione di imprese e occupati nel settore manifatturiero (con particolare riferimento ai settori della fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) e di apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche; dall’altra parte si connota come forte e solido il sistema immunitario del territorio: perché laureati, propensione a fare rete, dipendenti formati e in aggiornamento costante, brevetti e capacità di esportare sono variabili importanti capaci di dare quel segno distintivo tra uomo e macchina. «Proprio facendo leva su queste variabili facendo possiamo fare la differenza. La trasformazione digitale dei sistemi produttivi in corso vedrà in numerose imprese la sostituzione di lavoratori con macchine, ma, come abbiamo indagato, l’uomo vincerà sul robot in attività caratterizzate da relazioni interpersonali, per creatività, cultura e grazie all’apporto del sistema formativo e dell’orientamento all’innovazione» conclude il presidente Massetti.

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