Il Comune di Brescia non molla la presa. Nei giorni scorsi, infatti, l’avvocatura di Palazzo Loggia ha presentato ricorso in CVassazione contro la duplice sentenza che aveva dato ragione a un 42enne, sorpreso a contrattare prestazioni sessuali con una prostituta nel territorio comunale.
L’uomo si era quindi rivolto al giudice di pace, che aveva annullato la sanzione da 500 euro a suo carico. Il tribunale ordinario, poi, aveva confermato la decisione. Una linea – peraltro – confermata da diverse altre sentenze, come quella di un caso simile avvenuto a Mazzano, che hanno definito anticostituzionali le sanzioni ai clienti delle lucciole.
Ma la Loggia non ci sta e ha deciso di opporre resistenza in giudizio, sottolineando che il divieto riguarda esclusivamente “la prostituzione esercitata sulle pubbliche vie e cioè su aree demaniali la cui tutela spetta, indiscutibilmente, all’Ente Locale che ne è proprietario”, bollandolo come “un fenomeno lesivo del bene giuridico della sicurezza urbana”. Tesi contro cui il sanzionato – assistito dall’avvocato Gianbattista Bellitti – ha presentato controricorso, sottolineando la discrezionalità delle multe (che scattano a seconda del Comune in cui si trova) e la loro incostituzionalità.
A questo va poi aggiunto un altro elemento extra-legem: le sanzioni ai clienti delle prostitute fanno leva soprattutto sul fatto che la maggioranza dei multati non fa ricorso per vergogna o per tutelare la propria vita privata.
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