di Andrea Tortelli – Da quasi tre mesi mesi è impegnata in una campagna elettorale non stop. Ora è candidata per il consiglio comunale in Loggia. E nel frattempo sta cercando di ricostruirsi un percorso professionale dopo la parentesi romana, nella convinzione che “lavoro significa indipendenza, anche di giudizio”.

Miriam Cominelli ha soltanto 37 anni, una “ragazzina” in un contesto politico in cui regnano gli over 50 (e 60… e 70…). Ma ha già fatto esperienze importanti. Dopo il diploma al liceo classico Arnaldo, si è laureata in Ingegneria Edile a Brescia. Nel Pd – sua prima e unica tessera – ha fatto parte della segreteria giovanile e provinciale. Poi, nel 2012, ha deciso di candidarsi alle Parlamentarie, col sostegno del giovanile e della sinistra interna, risultando la più votata di tutta la Lombardia nel Pd (ben 6.423 preferenze). Nel 2013, quindi, Cominelli è entrata in Parlamento, impegnandosi nelle commissioni Ambiente ed Ecomafie.

A fine mandato, il suo nome è finito nella terzina (con Alfredo Bazoli e Guido Galperti) che il territorio ha indicato ai vertici nazionali per la ricandidatura. E’ finita che a Roma non ne hanno, quasi, tenuto conto. L’ex deputata non ha fatto polemiche (né intende farle ora: “dobbiamo costruire un nuovo partito, partendo dalle nostre risorse, ma senza guardare solo al nostro ombelico e soprattutto lasciando fuori dal ragionamento le tifoserie”, commenta). Incassato il colpo, Miriam Cominelli ha deciso nell’arco di poche ore di candidarsi per il Pirellone: è arrivata seconda nella guerra delle preferenze, ma il basso risultato del partito non ha permesso al Pd di conquistare più di un seggio.

Ora la nuova sfida di Brescia, partendo dal quartiere di San Faustino (in cui vive) e con ben altri “onori” (ed oneri) rispetto a quelli romani. BsNews.it l’ha intervistata.

DOMANDA – Gli ultimi due mesi sono stati molto animati per lei. Prima la questione della ricandidatura a Roma, poi la partita – on senza polemiche – delle Regionali. Come ha vissuto questi passaggi?

RISPOSTA – Sono stati mesi intensi e complicati sia per me sia per il partito in cui milito. Il 4 marzo il Pd ha ottenuto un risultato non buono, nonostante cinque anni in cui è stato fatto un grande lavoro per il Paese. Io, da Roma, ho sempre cercato di operare nell’interesse di Brescia, portando in Parlamento le istanze del territorio. Mi è spiaciuto non poter continuare questo lavoro. Hanno prevalso dinamiche di maggioranza, che ho subìto e digerito, ma non voglio fare la vittima. Per questo ho deciso di ricandidarmi in Regione, per rimettermi in gioco da subito e mettere al servizio della Regione l’esperienza fatta nell’ultimo quinquennio…

D – E’ mancato davvero un soffio alla sua elezione al Pirellone, cosa è andato storto?

R – Il vento nazionale è ha influito sul concomitante voto Regionale, e ci ha penalizzato. Sono convinta che, se i due appuntamenti fossero stati slegati, le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Poi, di certo, ci ha penalizzato il fatto che le liste civiche pro Gori non sono riuscite a pescare consensi fuori dal partito. Ci siamo mangiati le preferenze a vicenda.

D – Come mai dopo questa delusione ha deciso di scendere nuovamente in campo a Brescia, come candidata in consiglio?

R – Mi è stato chiesto dal Circolo Ovest, a cui sono iscritta, e da ambienti del partito che gravitano attorno alla Loggia, nella convinzione che la mia esperienza parlamentare e le 4.300 preferenze che ho preso alle Regionali possano essere utile alla corsa di Del Bono per la conferma. A Roma mi sono impegnata molto sulla questione Caffaro, mi piacerebbe continuare questo lavoro dal territorio. Il partito ha investito su di me e mi ha fatto diventare una sua risorsa: non capita a tutti di andare alla Camera alla mia età. Vorrei rendere al pd ciò che mi è stato dato.

D – Le voci la indicano come uno dei possibili assessori all’Ambiente, in caso di conferma di Del Bono.

R – Voci e basta. Corro per diventare consigliere comunale: non ho chiesto nulla e nessuno mi ha promesso nulla.

D – Ma in Loggia, in caso di conferma di Del Bono, di cosa le piacerebbe occuparsi?

R – Di certo l’ambiente è una delle questioni su cui mi sono più spesa negli ultimi anni e mi piacerebbe continuare ad occuparmene, ma esistono diverse modalità per farlo. Tra gli altri temi che mi stanno a cuore ci sono la questione delkla parità di genere e quella dei rapporti tra la città e il contesto europeo.

D – L’ambiente è un tema che porta pochi voti e molte rogne a chi deve gestirlo. Quali sono le sfide del prossimo quinquennio?

R – L’ambiente, forse, non è uno dei temi più semplici da gestire, ma è anche uno dei campi che più tocca la quotidianità dei cittadini e in molti l’hanno capito. Inoltre, a mio avviso, su questo fronte l’amministrazione Del Bono ha dato il suo meglio: penso alle bonfiche Caffaro, alla gestione della questione cromo, al parco delle cave e a tante altre cose. Le sfide del futuro, in parte già aperte, sono numerose: dal parco del Mella all’efficientamento energetico degli edifici, dal teleriscaldamento nelle acciaierie al potenziamento della raccolta differenziata. Ma la direzione è già quella giusta.

D – La prospettiva di breve periodo, elettori permettendo, è tracciata. Ma come si vede Miriam Cominelli da grande?

R – Da qualche tempo mi sono riattivata per riprendere il mio lavoro di ingegnere , cercando però di indirizzarlo su tematiche che mi sono care come la normativa ambientale e la sicurezza sul lavoro. Di politica non si vive e il lavoro rende più liberi. Non so concretamente cosa farò e che ruolo eventualmente avrò fra qualche anno, ma sono certa che la politica per me continuerà ad essere una grande passione.

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