Fa discutere la manifestazione organizzata per domenica pomeriggio, in piazza Rovetta, dalla comunità pakistana di Brescia per chiedere la verità sulla morte di Sana Cheema. Un presidio che ha visto la partecipazione di poche decine di persone in cui sono emersi diversi messaggi, ma soprattutto la richiesta di criminalizzare un’intera comunità per quanto accaduto (in attesa di sapere se la 25enne è morta per un malore o è stata uccisa).
Tra i messaggi esposti nei cartelli, infatti, si leggeva: “A noi tutti dispiace per Sana. Basta discriminare le comunità di ogni genere”. Ma anche “No alle notizie fasulle dei giornali. Nessuna religione o cultura nel mondo insegna ad uccidere l’essere umano”. Insomma: la comunità pakistana ha lanciato un appello a non strumentalizzare un caso, sottolineando che le pratiche tribali – come i matrimoni combinati – sono ormai retaggio del passato anche nel paese asiatico e ricordando che sulla morte della giovane esistono ancora due versioni opposte tra loro.
Ma sul presidio non sono mancate le prese di posizione polemiche. “In centro storico a Brescia folta rappresentanza della comunità Pakistana per la manifestazione in solidarietà della povera Sana uccisa dalla famiglia perché voleva vivere da occidentale. #stopislam”, ha commentato l’assessore regionale Fabio Rolfi su Facebook (che con altri rappresentanti del centrodestra aveva già commentato duramente la vicenda), pubblicando una immagine del quotidiano Bresciaoggi che ritrae soltanto 18 persone.
La polemica, però – anche nei commenti al post dell’esponente del Carroccio – è un’altra: i manifestanti ritratti nell’immagine sono tutti giovani e uomini. Di donne, almeno nell’immagine, nessuna traccia.