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Il Governo italiano, tra cronaca e realtà | di Saverio Regasto

di Saverio Regasto – La cronaca istituzionale di questi giorni ci restituisce una immagine non del tutto corretta della nostra forma di governo, influenzata da lustri di clamore mediatico che hanno erroneamente posto al centro l’Esecutivo a discapito delle Assemblee. Ora che un sistema elettorale schizofrenico, ma di sicuro migliore rispetto ai due precedenti, ci ha restituito una rappresentanza piuttosto fedele della quasi-tripolarità del Paese, l’occasione è fin troppo ghiotta per non riflettere sul carattere parlamentare della nostra forma di governo, sia nel disegno del Costituente, sia nella sua evoluzione nei settanta anni di vigenza della Costituzione repubblicana.

La centralità del Parlamento nel nostro sistema costituzionale non può non suggerire che, indipendentemente dalle procedure di formazione del nuovo governo (consultazioni del Presidente della Repubblica, incarico, accettazione con riserva, verifica della esistenza di una potenziale maggioranza parlamentare, scioglimento della riserva, incarico, lista dei ministri, giuramento e, infine presentazione alle Camere per ottener la fiducia) le Assemblee parlamentari, adempiuti gli iniziali obblighi (elezione dei Presidenti e dei relativi Uffici, costituzione dei Gruppi e delle Commissioni) potrebbero principiare le loro attività.

Bene sarebbe, ad esempio, predisporre e presentare per la discussione (e, auspicabilmente, la sua approvazione) un nuovo progetto di legge elettorale (semplice, chiaro e, soprattutto, conforme alle decisione della Corte costituzionale) volto a “restituire lo scettro al Principe”, cioè alle elettrici e agli elettorali; opportuno, almeno a giudizio di chi scrive, una proposta di revisione costituzionale volta a dimezzare – letteralmente dimezzare – il numero dei parlamentari; necessaria, poi, una proposta volta a limitare fortemente le indennità dei parlamentari e, soprattutto, quelle dei Consiglieri regionali. Su questi documenti – e non certo su improbabili “uscite dall’euro” o “deportazione degli stranieri” – non dovrebbe esser difficile trovare una maggioranza parlamentare che, molto velocemente e indipendentemente dalle vicende della formazione dell’esecutivo, proceda all’approvazione. Nel caso di elezioni anticipate, poi, sarà il popolo a giudicare ciò che è stato fatto (se è stato fatto) e come è stato fatto. Il resto paiono a chi scrive chiacchiere da bar con interventi di improbabili astanti che liberi dall’incarico di allenatore della nazionale di calcio (anche perché non ci siamo qualificati) oggi si esercitano nel non facile mestiere di esperto di forma di governo.

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Redazione BsNews.it

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