Caro direttore,
La diffusione e il proliferare di fake news è tra i temi più scottanti e controversi della campagna elettorale giunta ormai agli sgoccioli: facendo spesso riferimento al precedente delle elezioni americane, molti autorevoli opinionisti politici, semiologi, giornalisti – hanno richiamato lattenzione sul pericolo di ingerenze e condizionamenti esterni in grado di influenzare il voto del 4 marzo, anche attraverso lutilizzo virale di fake news.
Analoga attenzione non è stata posta però nei confronti di notizie farlocche spacciate per verità incontestabili da alcuni protagonisti della scena politica nostrana: è il caso, per esempio, della vulgata secondo cui la lista o la coalizione che fosse in grado di raggiungere il 40% dei consensi sarebbe in grado di governare da sola, sulla base di una autosufficiente maggioranza dei seggi. E quanto hanno sostenuto più volte i leaders della coalizione di centro-destra da Berlusconi a Salvini a Meloni – e ha ribadito con convinzione Luigi Di Maio allatto della presentazione del fantomatico governo dei 5 Stelle
Ebbene, trattasi di un vero e proprio fake: la nuova legge elettorale il cosiddetto Rosatellum – non prevede soglie che facciano scattare automaticamente premi di maggioranza, essendo basato su un meccanismo che elegge i due terzi dei componenti di Camera e Senato attraverso un voto proporzionale in collegi plurinominali e il restante terzo con voto maggioritario in collegi uninominali.
Una lista che conseguisse il 40 dei voti per la Camera dei Deputati si assicurerebbe allincirca 150-155 seggi nella quota proporzionale e dovrebbe vincere almeno 160-165 seggi uninominali su 232 a disposizione per toccare quota 316, cioè la maggioranza più uno dei 630 seggi della Camera; analogo discorso, a cifre sostanzialmente dimezzate, si può fare per il Senato. E facile vedere come il 40% sulla quota maggioritaria tanto più se distribuito non omogeneamente sul territorio nazionale non sia automaticamente in grado di assicurare tale risultato, tanto più che i sondaggi concordano nel riscontrare una non omogenea distribuzione del voto delle principali liste e coalizioni sul territorio nazionale, indicando il centro-destra come favorito al Nord, il centro-sinistra in vantaggio nelle tradizionali regioni rosse e i 5 Stelle particolarmente forti al Sud.
Il fatto che una così grossolana imprecisione, per usare un eufemismo, abbia potuto diffondersi senza smentita e sia stata acriticamente spesso accolta anche da parte di giornalisti seri e solitamente ben documentati (si veda per es. Mattia Feltri su La Stampa di oggi) non è certo garanzia di quella trasparenza e correttezza che dovrebbero essere prerequisiti di un voto consapevole e democratico.
Franco Tolotti
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