In altri Paesi, quelli cosiddetti civili, qualche testa oggi sarebbe già saltata. L’esperimento del voto elettronico in Lombardia si è infatti rivelato un clamoroso flop. Tanto che al momento in cui scriviamo (le 10 di lunedì, ndr) non è possibile conoscere nemmeno il dato dell’affluenza e il sito ufficiale della Regione – tanto pubblicizzato nelle scorse settimane – comunica ancora dati incompleti, invitando laconicamente ad attendere “la giornata di lunedì 23 ottobre”.
Nella speranza che la “giornata di lunedì” – elettoralmente parlando – finisca prima di mezzanotte, resta il dato di fatto: il voto elettronico è andato molto più a rilento di quello cartaceo: a quest’ora in Italia i risultati delle elezioni si sono sempre saputi, perfino nei contesti geografici più problematici.
Così come non può che essere definito assurdo un sistema di voto che in molti casi ha trattenuto gli scutatori nei seggi fino all’1 di notte in attesa di una comunicazione ufficiale dell’ufficio centrale sulla correttezza dei dati raccolti. In alcuni casi – secondo quanto riportato da altri media – la tortura è durata fino alle 4, e non è affatto chiaro a cosa servisse “imprigionare” gli scrutatori – e non parliamo di tecnici informatici – al termine delle operazioni di voto elettronico.
La fonte del problema non è nota. Il sito della Regione Veneto invoca “un grave guasto tecnico” e spiega che “i sistemi sono momentaneamente indisponibili”, mentre il governatore Luca Zaia ha parlato addirittura di un attacco hacker. Ma in Lombardia la scusa degli hacker cattivi (che poi, tecnicamente, si chiamerebbero cracker) non l’ha tirata fuori nessuno. Per fortuna.
Dal voto lombardo è comunque emersa in maniera abbastanza chiara la richiesta di maggiore autonomia. E Roma non potrà far finta di niente. Ma il voto elettronico suggerisce un’altra riflessione: se la Lombardia vuole davvero più libertà può iniziare dal rendersi “autonoma” da quella cattiva abitudine italica per cui chi sbaglia non paga mai. Per realizzare questo obiettivo non serve un referendum.
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