Un hashtag per ritrovare il coraggio e farsi forza l’una con l’altra. In queste ore i social, in particolare Facebook e Twitter, sono invasi di post di donne – anche bresciane – che raccontano abusi e soprusi subiti (soprattutto a sfondo sessuale) e mai denunciati.
L’iniziativa ha preso le mosse da un’idea della scrittrice Giulia Blasi e dal caso del produttore americano Weinstein, accusato di aver molestato decine e decine di attrici di Hollywood con la promessa/ricatto di parti nei film. Un “sistema” che avrebbe coinvolto anche l’italiana Asia Argento, anche se il suo caso è quello che fa più discutere e lascia più dubbi al popolo della rete.
Da qui è nata la campagna on line, che invita le donne a parlare e denunciare prima che sia troppo tardi, senza cedere a buonismi, vergogne o altro. E a rispondere sono state numerose cittadine bresciane.
Basta, infatti, consultare lo streaming di Facebook per scoprire tante storie che forse avrebbero meritato maggiore attenzione. Se non qualcosa in più. Come quel sacerdote che in un Comune dell’Hinterland cittadino, tanti anni fa, avrebbe fatto un po’ troppe domande sulle nudità dei bambini in spiaggia (raccomandandosi poi di chiedere scusa alla Madonna) o quell’altro prete che ha voluto sapere tutti i dettagli più intimi dei rapporti sessuali della confessante. Racconti che oltretutto arrivano a poche ore di distanza dal rinvio a giudizio dell’ex parroco di Corna di Darfo, accusato di aver abusato per due anni di un dodicenne.
Tra i più attivi nella campagna digitale – nel Bresciano – si segnala una nota scrittrice locale, che in diversi post ha rivelato molti dettagli intimi taciuti troppo a lungo, come le molestie subite sul posto di lavoro, la “scelta” di firmare dimissioni in bianco per avere un posto di lavoro o le violenze fisiche dell’ex fidanzato.
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