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Teatro romano e stadio? I fruitori contano più degli architetti | di Sandro Belli

di Sandro Belli – Ogni edificio e ogni attività che ad esso si riferisce devono essere progettati o ristrutturati con competenza, in modo che quella specifica attività si possa svolgere senza difficoltà in quello specifico sito. L’edificio dovrà avere una sua armonica inseribilità nel contesto urbano o nel paesaggio, ma ciò non deve portare a rinunciare alla fruibilità tecnica o alla completezza delle funzioni richieste.

Un teatro è principalmente un teatro. Uno stadio è principalmente un luogo di sport e spettacolo. Un museo è un museo. Tutti edifici con le loro proprie esigenze.

Per progettare la ristrutturazione del Teatro Romano (così caparbiamente voluta da Laura Castelletti) sono certamente utili architetti e urbanisti, ma non può mancare la mano dei teatranti che, del funzionamento di un teatro, di un palcoscenico, di una scenografia, di un corretto movimento dei fondali e dei reggi quinte sono i veri esperti. Il teatro è un luogo tecnico in cui la principale funzione ed attività è quella tecnica (o meglio artistico/tecnica) e l’accoglienza del pubblico è il secondo serio problema.

Allo stesso modo uno Stadio. L’inserimento nel contesto cittadino e nel piano urbanistico è compito del sindaco e della sua equipe, compito non facile, trattandosi di una enorme volumetria.

Bene fa Del Bono a preoccuparsi che la nuova edificazione sia “opportunità di ricucitura urbana e riqualificazione del quartiere”. Penso tuttavia che l’aspetto tecnico, da ogni punto di vista, vada messo in primo piano e per far ciò vanno sicuramente ascoltati giocatori, allenatori, tecnici, ed anche spettatori (sopratutto i tifosi) che sono i veri competenti. Ciò ritengo lo sappia bene il nostro sindaco anche se è chitarrista più che calciatore.

Quanto ai musei, non va dimenticato che un museo – oltre a essere raccolta di opere e oggetti – è un sito che viene spesso invaso da fiumi di gente di vario tipo: alti, bassi, giovani, anziani, disabili, colti e distratti, alcuni desiderosi di sostare, altri ‘di corsa’. Il vecchio tipo di sale museali non è più attrattivo. Il mondo si muove, il mondo smuove, parla linguaggi diversi, voci, suoni, immagini hanno sostituito la parola.

Nonostante tutti si siano accorti di queste modifiche di comportamento, personalmente continuo a vedere spuntare musei ovunque (veramente troppi) scomodi, compressi, arruffati, vecchio stile.

Mi viene il dubbio che siano stati allestiti più da assessori in cerca di voti o da geometri di paese che non da addetti alla musealità, cioè artisti, creativi, scenografi… È un po’ come far progettare e predisporre l’illuminazione urbana solo da elettricisti e non da architetti della luce!

  • Imprenditore
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Redazione BsNews.it

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