Non è ancora finita l’odissea del 32enne rumeno che fu accusato – ingiustamente – di essersi introdotto nell’abitazione di una 87enne e poi di aver abusato sessualmente di lei. A scagiornalo, dopo 40 giorni di carcere, era stato il test del Dna.
Ma ora l’uomo dovrà attendere ulteriori verifiche per togliersi completamente di dosso il marchio dell’infamia, perché il legale dell’anziana si è opposto alla richiesta di archiviazione: istanza accolta dal giudice, che ha disposto nuovi accertamenti su altri oggetti presenti nell’appartamento della donna nella notte della presunta violenza.
Per ora l’unico responso è quello delle lenzuola, in cui è stato trovato soltanto il Dna del vicino di casa 69enne con cui la donna aveva avuto un rapporto intimo consensuale. Né ci sono segni di effrazione sulla porta. Circostanze che avevano portato i carabinieri a cambiare nettamente la pista investigativa. Ora si attende la posizione dei giudici.
Il rumeno – contro cui si erano scagliati diversi esponenti del centrodestra arrivando a chiederne la castrazione chimica – ha incaricato il suo avvocato di presentare querela a carico dell’anziana per calunnia e per simulazione di reato. Ma prima bisogna che il processo a suo carico venga archiviato.
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