Valorizzare le attività di clownterapia in particolare allinterno delle strutture ospedaliere, favorire percorsi di formazione condivisi per i volontari che svolgono lattività di clownterapia allinterno di enti e associazioni riconosciute, predisporre un apposito elenco di soggetti del Terzo Settore abilitati a svolgere interventi di clownterapia. Sono gli obiettivi principali della proposta di Risoluzione approvata oggi allunanimità in Commissione Sanità e illustrata dalla relatrice Lara Magoni (Lista Maroni), che nel documento ha recepito anche molte delle indicazioni emerse durante le audizioni effettuate con i soggetti interessati.
Finalmente anche Regione Lombardia pone l’attenzione su un tema che ritengo di straordinaria importanza ha sottolineato Lara Magoni-: donare un sorriso tra le corsie degli ospedali è una piccola azione ma può donare grandi benefici soprattutto ai più piccoli. Dopo aver ascoltato le Associazioni che operano quotidianamente sul campo ho ritenuto opportuno arrichire il testo con azioni ben definite volte al riconoscimento della loro formazione e del loro ruolo all’interno degli ospedali. Il miglioramento dello stato d’animo di un paziente -ha concluso la relatrice- favorisce la guarigione o comunque supporta un percorso di degenza già di per sé complicato.
E necessario e indispensabile che le attività di clownterapia a supporto e integrazione delle cure, in particolare quelle fornite negli ambiti ospedalieri, siano oggi riconosciute e sostenute sottolinea il Presidente della Commissione Fabio Rolfi (Lega Nord)-. E stato sperimentato e verificato come tali tipologie di attività producono effetti benefici sui pazienti non solo sotto il profilo psicologico, ma anche sotto quello più strettamente terapeutico e riabilitativo. Attenzione e preoccupazione particolare dovrà essere ora quella di distinguere i soggetti veramente abilitati a svolgere questo tipo di attività, a seguito anche di un preciso percorso formativo, da chi invece non ne ha né titolo né competenza.
La clownterapia è stata introdotta in Italia in via sperimentale verso la metà degli anni Novanta ed è formalmente riconosciuta e inclusa nella Convenzione sui diritti del fanciullo approvata dallAssemblea delle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata in Italia con la legge n.176 del 1991. La sua pratica viene inoltre promossa anche allinterno della Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale approvata dalla Fondazione ABIO e nella Dichiarazione internazionale dei diritti del fanciullo della Società delle Nazioni.
La proposta di Risoluzione sarà portata a giugno in Consiglio regionale per la sua approvazione definitiva.
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