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Troppi debiti? La casa non va all’asta. Sentenza rivoluzionaria ottenuta da un avvocato bresciano

La casa non è un bene qualsiasi e, su questo principio, Lodi fa scuola in Italia. E’ rivoluzionaria, infatti, la decisione presa il 3 marzo dal giudice, che – a pochi minuti dall’asta – ha sospeso la procedura che avrebbe buttato in strada un ex imprenditore della provincia e la moglie, schiacciati dai debiti.

Protagonista della vicenda a lieto fine è un ex imprenditore 65enne originario del basso lodigiano, che – a causa del mancato incasso di somme nonché oppresso dal peso degli interessi bancari – nel 2007 è stato costretto a chiudere la propria azienda del settore Edile, accumulando un debito molto maggiore dei beni a sua disposizione, casa compresa. Ad assisterlo lo studio legale Pagano & Parners di Brescia.

Ma proprio l’eccesso di debiti e l’impossibilità dell’imprenditore di farvi fronte ha determinato la decisione dei giudici di bloccare la messa all’asta dell’abitazione, nel nome del principio che gettare sul lastrico chi è in difficoltà non aiuta cert0 a ripagare i creditori. Gli avvocati Monica Pagano, Danilo Griffo e Matteo Marini, con Laura Girelli (studi Pagano & Partners, Riccio-Griffo & Partners), infatti, hanno fatto appello alla cosiddetta legge “salva suicidi”, la 3/2012 che – in estrema sintesi – stabilisce che l’esecuzione non possa proseguire se il debitore è sovra-indebitato.

“L’ex imprenditore e la moglie”, spiega l’avvocato Monica Pagano, “si trovano in una situazione economica disastrosa per colpe a loro non imputabili e la perdita della casa di residenza avrebbe rappresentato una violazione dei basilari principi di solidarietà del nostro ordinamento, perché la coppia non ha alcun mezzo per far fronte alla propria sopravvivenza. I giudici”, conclude, “hanno compreso queste ragioni e hanno giustamente bloccato l’esecuzione”.

Soddisfatti, ovviamente, anche i coniugi. “Non vogliamo scappare dai debiti”, commentano, “ma se la nostra casa fosse stata venduta all’asta saremmo rimasti senza un tetto sulla testa e di certo non si sarebbe risolto il problema dei debiti. La situazione insomma sarebbe soltanto peggiorata per tutti”.

Ed è proprio questo lo spirito della legge 3/2012, che si rivolge ai privati, alle piccole imprese non fallibili, ai professionisti e ai fideiussori/garanti (ovvero coloro che non possono servirsi delle previsioni normative sancite dalla legge fallimentare) stabilendo che l’accanimento non paga e che questi soggetti possono continuare a disporre di ciò che hanno per trovare soluzioni che estinguano gradualmente il debito.

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Redazione BsNews.it

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