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Il Castello di Brescia? Progettiamo una strada

di Elio Marniga – Senza aver chiaro dove deve arrivare è un’idea di certo originale, magari anche dispendiosa, ma a qualcuno potrebbe anche servire, prima o dopo. A me è capitato, anni fa, in Sicilia; era ora tarda e buia ed io ero stanco alla guida del camper. Sapevo solo di essere perso nel Ragusano e non c’era luogo sicuro e tranquillo dove sostare per la notte. Perché a me piaceva fare il libero e non intrupparmi in campeggi, dove una piazzola ti costa come una matrimoniale in un 4 stelle. Guidavo, più con speranza che con attenzione. E ancora non esisteva il Tom Tom. Però, al culmine di una salitella, chiarore in lontananza: ci siamo; un abitato; mi consolai. Presi la prima a destra, perché volgeva verso quelle luci; poche centinaia di metri e un grande cartello, illuminato con Zona Industriale di *. Meglio di niente, meglio del buio del deserto.

Un paio di chilometri e arrivai in un grande piazzale da dove si diramavano altre strade, tutte belle, illuminate; portavano tutte in ampi spazi; vasti, illuminati, vuoti; erbacce rompevano gli asfalti. Era stata costruita una zona industriale senza che nessuna azienda l’avesse richiesta. Un po’ come è capitato qui da noi quando, in Piazza del Mercato, comparvero catafalchi da adibire a stalli del mercato senza che i mercanti l’avessero chiesto. Tuttavia a me, quella sera d’agosto siciliano, quella strada e quelle luci servirono.

Lo stesso potrebbe capitare un domani alla coppietta che, in cerca di un poco di riservatezza, ascendesse al nostro Castello usando uno dei tanti mezzi di trasporto, cremagliera, scala mobile, ascensore o autobus che, leggo dal Corsera, Tino Bino vorrebbe, per giocare sul nuovo, venissero messi in uso ancor prima di sapere che cosa verrà fatto del nostro Falcone dalle ali consunte.

Sono un po’ presuntuoso io, che contraddico uno che, se non sbaglio, insegna marketing del turismo in Cattolica; eppure a me pare che la logica dica che prima si pensa, si discute, si propone, si progetta il “che fare” e poi si decide il “come farlo”. Secoli fa le famigliole, la mia ogni domenica, saliva in Castello per gli animali dello zoo e due “stringhe” per i bambini, comperate dal padre dell’attuale bancarellaro; qualche volta il plastico della ferrovia e, raramente, i musei. Gli “Amici del Cidneo” si stanno dando da fare e le belle serate delle luci hanno fatto parlare del nostro Castello tutta Italia. Ora non v’è traccia di quelle serate, come ben s’aspettavano anche gli organizzatori, ma son certo che essi stanno macinando idee per un uso costante e duraturo degli spazi. Assodato che i musei richiamano popolo solo se vi sono “eventi” e che il Castello è un museo, penso che gli “Amici del Cidneo” presto ci proporranno qualcosa di duraturo ma anche qualcosa che possa essere richiamo momentaneo.

Nel frattempo a me, modestamente, basterebbe che, ora che la bella stagione s’è affacciata,  ogni domenica la Banda Cittadina, alternandosi magari ad altre del circondario, tenesse un bel concerto sul piazzale della N° 1. Io andrò ad ascoltarla volentieri; alcune volte vi salirò a piedi; altre in macchina, certo di trovare da parcheggiare poiché di domenica non vi sostano le auto di chi lavora in città. Certo, non vi andrei neppure in carrozza se dovessi trovare sempre solo ciò che ci trovo da cinquant’anni.

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Redazione BsNews.it

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