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MOSTRAMI UNA MOSTRA/7. Da Hayez a Bodini, un racconto diverso

“Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura dell’Ottocento”

di Enrica Recalcati – Otto sale in tutto, per un totale di cento quadri.  Ci vado, non ci vado, scrivo, forse.  Non per snobbare una mostra, ma per la sua eccessiva bellezza, pensando al mio piccolo mondo di scrittura e a quanti, più onorevoli di me, ne abbiano scritto.  Ci vado perché mi emoziono e se mi emoziono, emoziono.

Entro.  Nella prima sala troneggia il gesso di Amore e psiche stanti di Antonio Canova, si avvicina timidamente un ragazzo, che con fare cortese, mi chiede se voglio spiegazioni.  Certo che voglio. Mi fa sorridere il suo impaccio da ginnasiale e mi conquista la sua voglia di rivalsa.  Esistono due opere di marmo una a Parigi e l’altra a San Pietroburgo.

«La farfalla, simboleggia l’anima» – mi dice – e rimango colpita dal tocco delicato di lei sulle ali e di lui che tieni l’insetto.  Canova scultore, che è anche pittore e che si firma “A. Canova sc.” lo testimoniano Le tre grazie, quadro del 1756, davvero bello.  Dal neoclassicismo passando per il Romanticismo, la Scapigliatura, i Macchiaioli, gli Orientalisti, la Pittura della Realtà, il Divisionismo e per finire sempre in bellezza “gli italiani a Parigi” cioè un omaggio alla “Belle Èpoque”.

Da Canova a Hayez, da Fattori Segantini, da Pellizza da Volpedo a Morbelli, da Inganni a De Nittis, da Appiani fino a Boldini e ogni sala sviluppa e contiene la ricerca delle correnti che hanno caratterizzato il secolo.

Mi fermo incantata ad osservare spostando velocemente gli occhi e giuro, vorrei averli da camaleonte.  In mezzo a tanta bellezza mi soffermo di più, davanti a quelli che sento capaci di farmi sollevare.

Così mi lascio stregare da Francesco Hayez con Maria Stuarda nel momento che sale al patibolo (1827) quadro ricco di particolari interessanti e storici.  Federico Faruffini con Toletta antica (1865) mi ammalia con gli effetti di luce, di ombre, l’ancella e la matrona, belle ed eleganti a tal punto che, per un attimo, non le distinguo, le assimilo, le mescolo senza vederne le caste.  Quanta ricchezza e umanità mi prende nel vedere di Niccolò Cannicci La capra nutrice (1885), dove si raffigura uno spaccato di povertà tutta al femminile, un incrocio di sorrisi, una sorta di patto solidale fra l’animale e le donne.  Ippolito Caffi con La piazza dell’ippodromo di Costantinopoli (1845), mi avvolge in un tramonto orientale, le cupole delle moschee e le punte dei minareti si stagliano in un cielo dal fascino irresistibile. Angelo Inganni mi seduce e resto rapita da La danzatrice Maria Taglioni (1843), la più celebre danzatrice del primo Ottocento: vedo una donna realizzata e libera dove interessante è il contrasto fra il suo corpo nudo e la sicurezza che traspare dal suo sguardo.  Giovanni Segantini con Alpe di maggio (1891) e Giuseppe Pellizza da Volpedo con Membra stanche o Famiglia di emigranti, mi colpisce per l’attualità incredibile del tema e per lo sviluppo di un dramma concentrato in pochi e indefiniti tratti. Federico Zandomeneghi che in Serata di gala (1890,) mi porta velocemente nell’atmosfera ludica e festosa della Belle Époque, fatato momento di preparazione di una serata importante: la donna che allaccia un mantello finemente decorato. Giovanni Boldini con Ritratti di donne belle, ricche e famose, cogliendone gli sguardi arguti e vezzosi, incredibilmente seducenti.

Il curatore Davide Dotti è riuscito a far centro perché ha portato nelle sale dell’esposizione dipinti provenienti soprattutto da collezioni private, offrendo così la possibilità di godere di opere inedite e perché ha messo in evidenza, nella scelta delle tele, alcuni aspetti culturali, legati a tradizioni locali dell’epoca, in particolare lombarde e venete. La mostra a Palazzo Martinengo, rimarrà aperta fino all’11 giugno 2017.

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Redazione BsNews.it

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