Sulle elezioni provinciali di Brescia si è aperto il dibattito, e anche il consigliere regionale della Lega Fabio Rolfi aggiunge benzina sul fuoco. "Leggo sui giornali toni trionfali da parte di esponenti del Pd sull’esito delle lezioni provinciali, che ricordiamo essere elezioni di secondo livello, cioè dove a votare sono esponenti di partiti, gli amministratori locali e non i cittadini", scrive in una nota. "Al di là di valutazioni sul pasticcio Delrio, ossia la legge che volendo assicurare la guida delle province al Pd, togliendo il diritto di voto dei cittadini, di fatto le ha svuotate di risorse creando non pochi problemi (pensiamo alle scuole senza riscaldamento, ai disabili senza assistenza scolastica, ai ponti che crollano per mancanza di manutenzione o alla condizione delle strade provinciali bresciane) va fatta una analisi concreta sul voto bresciano.
Perché, in una provincia dove la maggior parte dei Comuni sono a guida di area centro sinistra, e con un sistema dove conta il voto ponderato (e certamente governando la città il Pd parte avvantaggiato), è interessante notare che il conteggio dei voti vede il centro destra prevalere sul centro sinistra per 41291 su 40351. Il centro destra – continua Rolfi – non è affatto minoranza, ed infatti complessivamente alla conta dei voti ha vinto, ma ha perso politicamente perché diviso in 4 liste, perché lacerato da divisioni personali, perché lascia prevalere frammentazioni che di politico hanno poco su una necessaria e strategica visione di insieme che ci porterebbe a prevalere, che ci avrebbe fatto vincere anche in provincia dove a causa di queste divisioni, nonostante avendo preso più voti, abbiamo conquistato meno consiglieri.
Del resto le elezioni amministrative vinte in quasi tutti i comuni bresciani lo scorso anno dove abbiamo costruito programmi e candidati condivisi
avevano già dato una dimostrazione delle strada da intraprendere per tornare a vincere, come lo chiedono i nostri elettori, in un territorio dove il
voto di opinione di centro destra e’ storicamente prevalente. Ma purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…".